New York. Georgie Soloway (Dustin Hoffman) è una famosa rockstar; afflitto da un’insonnia patologica, solo e senza affetti, ciondola per casa, alla ricerca di se stesso ed è in cura da uno psicoanalista. Georgie, solo e senza amici, si sente sempre più braccato ed inseguito da questo sconosciuto persecutore. Prima di crollare psicologicamente, allucina più volte il suo analista, fino ad immaginarlo “travestito” da Babbo Natale, da capostazione e da pilota da aereo. Nell’ultima scena (sempre in bilico tra sogno e realtà) Georgie decide di suicidarsi; è alla guida di un piccolo aeroplano ed in picchiata, si sta per schiantare al suolo. Attivato il microfono di bordo, svela chi si nasconde dietro il suo crudele persecutore: Harry Kellerman non è altro che il suo “doppio”, frutto della propria mente malata.
Apologo sui guasti derivanti dalla fama e dalla notorietà, tratto dall’opera teatrale di Herb Gardner. Il film descrive il delirio paranoideo del protagonista, convinto di essere perseguitato da un misterioso ed inesistente Harry Kellerman. Grosbard non predilige il dramma a fosche tinte, né tinge di giallo la vicenda. La sua scelta, insolita ma vincente, è quella di immergere, in un’atmosfera sarcastica ed ironica, gli aspetti persecutori della vicenda. La narrazione è diluita con una serie di flashback che ripercorrono il passato di Georgie (il rapporto con i genitori, con la sua prima fidanzata (Ruth) e con la sua ex moglie).
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