Angelo Transeunti (Yves Beneyton) un adolescente dotato di una forte personalità, dopo aver preso a schiaffi il padre, è spedito in un collegio cattolico. Ricco, anticonformista e dotato di un grande carisma presso gli altri studenti. ben presto crea lo scompiglio incitando i compagni a ribellarsi ai vetusti ed antiquati insegnamenti dei professori ed a non accettare le rigide regole imposte dal vicedirettore Corazza (Renato Scarpa). L’unico studente che prova a tenergli testa ed a confrontarsi con lui è Franco (Aldo Sassi) un giovane schierato in appoggio alla lotta di classe che solidarizza con gli inservienti del collegio, sfruttati e maltrattati dai preti. Angelo, alimenta il fuoco della ribellione e dopo aver indotto Franco a sparare un paio di colpi di pistola contro l’immagine della madre (Laura Betti) una donna nevrotica ed asfissiante, organizza una piccola recita teatrale che, nelle sue intenzioni, dovrebbe scatenare una risata liberatoria e destabilizzare gli insegnanti del collegio ma che è accolta, invece, freddamente. Beato, uno degli inservienti si suicida e Salvatore (Lou Castel) cerca, invano, di ottenere delle condizioni più dignitose per i domestici ma è licenziato dai preti su due piedi. In un finale cupo ed inquietante Angelo è alla guida di un auto di lusso e ad alta voce inneggia all’avvento di un superuomo che, spazzati via i secolari poteri della Chiesa, metta ordine e disciplina nella società.
Bellocchio dirige un film abbastanza radicale, ambientandolo nell’anno scolastico 1958-1959, in coincidenza con la morte di Pio XII, uno dei papa tra i più oltranzisti della tradizione cattolica. Sin dalle prima battute s’intuisce che il giovane protagonista, spirito indomito ed indipendente, porterà una ventata di novità in collegio. Per tutto il film il cinico e perfido protagonista infrange le regole sulle quali si fonda l’ordinamento del collegio, spingendo gli altri studenti ad emularlo ed a mettere alla berlina gli anziani professori che, senza colpo ferire, si lasciano travolgere, dai loro fremiti infantili. Bellocchio ci ricorda che ogni potere ed ordine sociale è retto sulla paura e prova a scuotere lo spettatore con un paio di scene-scandalo; nella prima gli studenti sputano in faccia ad una statua-simbolo che troneggia nell’atrio del collegio e nella seconda uno studente si masturba in chiesa durante un sermone di un prete ed allucina, poi, la statua di una Madonna che, magicamente, prende vita e lo abbraccia. Alla sua uscita la pellicola scatenò un fiume di polemiche ma oggi, a distanza di anni, appare un po’ datato; troppo accentuati i riferimenti surreali e caricaturali (Angerlo si traveste da Cane- Satana, un prete si chiama Mathematicus) e gli insegnanti appaiono eccessivamente passivi e privi di personalità, In questo feroce attacco all’istituzione religiosa il regista piacentino ambienta l’intera vicenda all’intero del collegio e spezza la narrazione con una noiosissima recita ad opera degli studenti ispirata al Faust di Christopher Marlowe che rallenta ancor più il ritmo del film.
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