Nonostante la disapprovazione dei familiari, Zaza (Lior Louie Ashkenazi), trentaduenne studente universitario in filosofia, ebreo di origine georgiana, ha bollente relazione con Judith (Ronit Elkabetz) una marocchina trentaquattrenne, divorziata e madre di Madonna, una dolcissima bambina di sei anni. Il padre Yasha (Moni Moshonov) e la madre Lily (Lili Koshashvili) non tollerano la sua scelta di vita e, convinti che sia ormai abbondantemente in età per prendere moglie, in ossequio alla tradizione, gli impongono un matrimonio combinato con Ilana (Aya Steinovits Laor) una diciassettenne, orfana di padre e senza il becco di un quattrino.
Zaza, profondamente innamorato di Judith e molto legato a Madonna, recalcitra, prende tempo e sembra in grado di reggere le asfissianti ed intrusive pressioni dei genitori; Judith, donna emancipata e più matura di lui, pur sognando di poterlo sposare, non gli soffia sul collo ed attende pazientemente che si liberi dalle asfissianti grinfie dei suoi parenti. Ma il padre, la madre e le zie di Zaza non demordono e lui, dopo aver provato debolmente a ribellarsi, dà un calcio ai propri sogni, abbandona Yudith ed accetta il matrimonio di convenienza imposto dai familiari.
Commedia grottesca e divertente, mai caricaturale, ambientata ad Haifa e, venata da un pizzico d’amarezza, che s’interroga sull’enorme peso e sul massiccio condizionamento che le famiglie israeliane, legate maniacalmente alle tradizioni, esercitano sui figli, calpestando amore, affetti e sentimenti. E se in tutta la vicenda aleggia un pizzico di sarcasmo e di ironia, nella scena cardine del film (l’irruzione a casa di Judith da parte dell’esercito di parenti di Zaza) il clima che si respira diventa improvvisamente amaro, dolente e pesante; dopo averla offesa con epiteti e volgari allusioni, noncuranti della presenza della piccola Madonna, con fare violento ed intimidatorio, strappano le foto che la ritraggono in vacanza con Zaza e la minacciano con una spada. Zaza, fin troppo rinunciatario e passivo, osserva la scena immobile sul divano e, dopo essere stato umiliato e schiaffeggiato dal padre, prova, invano, a tenergli testa. Zaza non reagisce, non mima un moto di ribellione, ma preferisce dare un calcio ai propri sogni d’amore ingoiando in silenzio dolore e frustrazione. Stranamente il regista descrive il papà e lo zio di Zaza come delle pallide macchiette e lascia che siano la madre e la zia del protagonista a comportarsi come delle furie contro l’indifesa ed incolpevole Judith.
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