The mother di Roger Michell – G.B – 2003 – Durata 111’ – V.M 14

31 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
The mother di Roger Michell – G.B – 2003 – Durata 111’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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La sessantenne May (Anne Reid) e il marito si recano a Londra dai figli. Lui muore dopo un malore e May è accolta prima dal figlio Bobby (Steven Mackintosh) e, successivamente, dalla figlia Paula (Cathryn Bradshaw), instabile e frustrata, che ha una tormentata relazione con Darren (Daniel Craig), un operaio che sta anche ristrutturando l’appartamento di Bobby.

Triste, dimessa e melanconica, May cerca inutilmente conforto e sostegno nei figli, ma poi, inaspettatamente, tra lei e Darren scatta del tenero. May si lascia travolgere dal vortice della passione.

Sul finale Bobby cala la maschera, mostrandosi una persona meschina, cinica e bugiarda. May si lecca le ferite e riesce a ricucire il rapporto con Paula.

Con questo film ambientato a Londra, Michell (Notting Hill, L’amore fatale, Rachel, Blackbird, Elizabeth…) spiazza tutti e affronta un tema, quello del desiderio erotico femminile in tarda età, poco declinato al cinema perché considerato un tabù.

La trama è esile (una sessantenne che fa l’amore con un ragazzo che ha la metà dei suoi anni) e, nel declinare la vicenda, il regista sudafricano non sposa i toni della commedia, ma lascia che la narrazione sia venata da un misto di tristezza e melanconia.

Michell sceglie un linguaggio asciutto di stampo realistico e non indugia nelle scene ad alta gradazione erotica ma, con candore e rispetto, spoglia la protagonista, mostrandola (quasi) senza veli.

Grazie alla travolgente passione, May, un infelice matrimonio alle spalle, grazie all’incontro con Darren, ritorna a vivere e finalmente può abbandonarsi alle proprie passioni.

Senza farsi troppi scrupoli, non solo soffia l’uomo alla figlia, ma si concede, liberamente, una storia essenzialmente di sesso.

Il regista le dona anche degli attimi di tenerezza e le permette, anche per un attimo, di sognare un futuro con Darren e di provare un sentimento di gelosia nei confronti di Paula, che scruta, con un pizzico d’invidia, mentre è in tenero atteggiamento con lui.

Per tutto il film, però, May, resta con i piedi per terra, consapevole dei limiti legati alla propria età.

Paula è descritta, invece, come una donna frustrata, in cura da un’analista, incapace di cogliere gli sguardi sfuggenti e imbarazzati della madre.

Solo per caso scopre che c’è del tenero tra lei e Darren e, dopo aver soppresso rabbia e dolore, si riconcilia con lei, dopo averle mollato un sonoro ceffone.

Un pò sfuocato, invece, il personaggio di Darren, che non sembra coinvolto emotivamente in nessuna delle relazioni sentimentali che ha in piedi; non si straccia le vesti per Paula, né per May e intraprende la storia con una donna più anziana di lui, probabilmente, solo per trarne un possibile profitto economico.

Il film non ha grandi accelerazioni ma, intimo e raccolto, é attraversato da una sottile ironia.

Struggente e melanconica la confessione che May regala all’amato Darren: “Credevo che nessuno più mi avrebbe toccata”.

Hanif Kureishi, autore del racconto “ The body” da cui è stato tratto il film, è in veste anche di sceneggiatore.

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