lI romanziere Bill Hooper (Anthony Hopkins) non ha ancora digerito la separazione da Emmy (Harriet Walter), ex moglie che vive con un altro uomo, e che le permette di vedere il figlio Christopher, una sola volta la settimana.
Roger, un professore suo vecchio amico, gli confessa che Cheryl (Frances Viner), l’ex moglie, ha da tempo una relazione con una donna e sta per trasferirsi con lei ed il loro bambino in Australia.
Bill si rivolge a un giudice che, puntando sulla “irregolare” vita sessuale della donna, gli affidi il figlio. Cheryl si appella alla sentenza, ma finisce per irritare ancora di più il giudice, che le impone di non vedere più il piccolo finché non cambia stile di vita.
Sul finale Cheryl non parte più per l’Australia, ma Roger, in barba alle decisioni del giudice, le permette egualmente di farle vedere il figlio.
Pellicola spudoratamente dalla parte dei padri separati, diretta senza fronzoli da un regista che bada più alla sostanza che alla forma.
La vicenda mette in campo Bill, un uomo corroso dall’odio e dal risentimento nei confronti della propria moglie a cui contrappone Roger, un soggetto mite che, nonostante sia stato abbandonato e tradito da Cheryl, non nutre nei suoi confronti dei sentimenti di vendetta e di rancore.
“Riprenditi tuo figlio. Reagisci una volta tanto. Ti rivolgi alla legge. Falle scrivere da un avvocato. Si tratta solo di darle una raddrizzata.” è questo il consiglio che Bill da all’amico Roger.
Da quel momento in poi è sempre al suo fianco, lo pungola, lo incita, lo sprona a non mollare e, quando il giudice impone a Cheryl di non vedere più il figlio, trionfante, si avvicina all’avvocato difensore di Roger per complimentarsi.
E allora il legale, che ha compreso le motivazioni egoistiche che spingevano Bill ad aizzare Roger contro la moglie, gli chiederà: “Mi dica una cosa, per pura curiosità. C’è qualcosa di simile nella sua vita? Separazioni, divorzio, paura di perdere un figlio? Lo immaginavo. E’ sempre così; un amico sullo sfondo che da sfogo a tutto il suo livore. Spero che si senta meglio adesso.”.
La pellicola è un po’ statica ma colpisce diritto al cuore ed è toccante la confessione che Bill fa a Mary Hall (Joanne Whalley), un’impiegata che vorrebbe avere un figlio da lui e con la quale ha un’anemica relazione:
“Con Emmy andava bene prima che Christopher nascesse. E’ da allora che è andata male. Tutto l’amore che c’è se lo prendono loro, ti lasciano asciutto. Io non ce la facevo più a vivere con lui e quando me ne sono andato non era per me Emmy ma per lui.”.
Sul finale Bill riflette sui propri malsani comportamenti ed a Roger confessa: “Ho partecipato a questa vicenda ma pensavo solo a me. Volevo solo sfogarmi, volevo solo fare danni.”
Sullo sfondo i movimenti radicali femministi e gli incubi di Bill che sogna di soffocare Christopher, il suo bambino. Tratto da un romanzo di Peter Prince.
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