I 50 anni di Paolo Sorrentino, il regista che ha già vinto tutto

29 Maggio 2020 | Di Ignazio Senatore
I 50 anni di Paolo Sorrentino, il regista che ha già vinto tutto
Senatore giornalista
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Cinquant’ anni sono una data che segna: ti guardi indietro e rivedi il film di una carriera da record; guardi avanti e scopri che tutto è ancora da scrivere.”

Così Paolo Sorrentino, che il 31 maggio taglierà il fatidico traguardo dei cinquant’anni. Napoletano verace, tifosissimo del Napoli di Maradona, a sedici anni ebbe il permesso dal padre di andare in trasferta ad Empoli per seguire la squadra del cuore. I genitori partirono per Roccaraso e morirono avvelenati dal monossido di carbonio per colpa d una stufa difettosa. Abbandonata l’università, Sorrentino mosse i primi passi nel cinema come aiuto regista di Stefano Incerti e Antonio Capuano. “L’uomo in più” (2001), il suo film d’esordio è premiato con un Nastro d’argento. Cineasta esigente e scrupoloso, per alcuni fin troppo ruvido e spigoloso quando è sul set, ha avuto spesso con gli attori dei rapporti conflittuali, come lui stesso ha dichiarato:

In genere gli attori non li amo. Si dice, retoricamente, che i registi vogliono bene agli attori perché la fragilità di queste creature li intenerisce. Non è il mio caso. Io divento cinico con gli attori, a volta cattivo. Molti di loro si comportano come se fossero ancora bambini che, alla festa di compleanno, recitano la poesia davanti ai genitori e agli zii.”

Dotato di un’originalità dello sguardo e di una capacità di trasfigurare il reale, è sempre stato attratto dai personaggi che hanno incarnato il potere politico in Italia; Giulio Andreotti nel suo capolavoro, “Il divo” (2008) e Silvio Berlusconi in “Loro” (2018). Nella sua carriera ha praticamente già vinto tutto; un Oscar con “La grande bellezza”, cinque David di Donatello, otto Nastri d’Argento. quattro European Film Awards e un Golden Globe. Dotato di grande ironia (“Io faccio sempre lo stesso finale”), deciso a proporre un suo personalissimo stile (“Ho solo paura che di un mio film si dica: bellino. Preferisco l’amore assoluto, conquistare o perdere.”)  forse, è rimasto sempre quell’adolescente, orfano dei genitori come traspare da questa sua dichiarazione.

Mi è rimasta impressa la risposta che diede un grande scrittore (non ricordo più quale) a chi gli chiedeva perché scrivesse libri. “Cerco il padre” fu la risposta. Si tratta di una sintesi perfetta del mio lavoro.  Sono un nostalgico. Il presente non mi interessa, non mi smuove. Provo nostalgia per un’epoca che non ho vissuto. Tutto quello che faccio è un tentativo di conoscere mio padre nella deprimente consapevolezza che non ce la farò mai.

 Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno -27-5-2020 

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