Passion of mind di Alain Berliner – USA – 1999 – Durata 105’

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Marie (Demi Moore) vedova con due figlie vive nelle campagne del sud della Francia ma di notte, nel sogno, diventa Marty, un’agente letterario di successo che abita a New York. Le due esistenze scorrono parallele, senza né intoppi, né traumi e Marie/Marty conduce la sua vita felicemente, sognando quando è in Provenza di essere nella Grande Mela e quando è negli States di passeggiare nelle campagne francesi. In Francia s’innamora di William (Stellan Skarsgård) uno scrittore di successo ed a Manhattan di Aaron (William Fichtner) un noto commercialista. E quando la donna confessa ai due uomini la sua doppia vita, i loro rapporti sembrano entrare in crisi. Un finale aperto chiude la vicenda.

Berliner, regista belga, autore del delizioso La mia vita in rosa, sbaglia film ed impagina una storia melensa e poco credibile che, a dispetto del titolo, manca di energia e di passione. Il film è un continuo oscillare tra sogno e realtà, tra campagna e metropoli e tutti questi salti  non provocano a Marie/Marty né il minimo smarrimento, né qualche piccolo cedimento

Il film si apre con Marie/ Marty che si vede riflessa in un vetro e dice a se stessa: “Queste sono io e lei. Ecco come sono io. Lei è diversa, io sono diversa. Un giorno mi sono resa conto che non riuscivo a distinguere il mondo dei sogni da quello reale e mi sono sentita come se fossi una persona sola. Ma tu, da allora non sai chi siamo.” Il dottor Peters (Peter Reigert) lo psicoanalista che ha in cura Marty a New York compare in una sola scena e non batte ciglio. Un po’ fiacca la spiegazione che sarebbe all’origine della personalità multipla della protagonista; da bambina, quando aveva undici anni, non aveva retto il trauma della morte della madre.