Mentre sta passeggiando in un parco con alcuni bambini Sybil (Sally Field) è vittima di angoscianti allucinazioni visive. Confusa e frastornata, come in trance, si dirige automaticamente nel piccolo laghetto del parco e dopo aver fatto qualche passo, rimane immobile. come una statua di sale, con i piedi immersi nell’acqua. I bambini la scherniscono e con le loro grida richiamano l’attenzione di una collega di Sybil che l’invita a ritornare a casa a riposarsi ed a prendersi cura di sé. Giunta nella sua abitazione Sybil si raggomitola nel proprio letto, tuffa la testa sotto le lenzuola e si tappa le orecchie con le mani, nel vano tentativo di scacciare le allucinazioni uditive che la tormentano. Sola, delusa e disperata si rivolge alla dottoressa Cornelia Wilbur (Joanne Woodward) che la visita e s’intenerisce alla sua storia. Nel corso del trattamento emerge che la ragazza, timida, dimessa e poco curata nell’abbigliamento, è affetta da personalità multipla ed in luogo della tenera ed insicura Sybil albergano dentro di lei Peggy, una bambina di nove anni fragile e spaventata e la spregiudicata e spigliata Vittoria.
Il regista s’affida ad una narrazione molto scolastica e tradizionale ed ambienta l’intera vicenda in interni. L’ingresso in scena delle diverse personalità della protagonista avviene in maniera molto meccanica e dopo aver assistito ai tormenti di Sybil, un’adolescente sommersa da allucinazioni visive ed uditive, il regista lascia che, a turno, compaiano in scena Vittoria, una ragazza vivace ed espansiva, molto curata nell’aspetto e Peggy, un uccellino smarrito e spaventato, Pur essendo calda ed affettuosa, la dottoressa Wilbur travalica ogni regola del setting terapeutico; nel corso del trattamento riceve Sybill in cucina, le offre un sandwich, suona insieme a lei un brano al pianoforte ed in più occasioni l’abbraccia, la coccola e la consola. Il regista lascia sullo sfondo i motivi che hanno creato una frattura così grave nella mente della giovane protagonista ed, affidandosi a delle sequenze dal sapore onirico, con dei piccoli flashback, mostra le torture inflittale quando era bambina dalla madre, una donna arida, insensibile e fortemente sadica. Di grande impatto emotivo la scena che mostra la dottoressa che accorre a casa di Sybil in piena notte e la distoglie dall’idea di defenestrarsi Tratto dal libro di Flora Rheta Schreiber, ispirato a un fatto vero avvenuto a New York nel 1954. Da segnalare una piccola particina per Brad Davis, nei panni di un simpatico e bizzarro artista di strada. Curiosità: nel 1957 Joanne Woodward aveva interpretato, la giovane protagonista de La donna dai tre volti, affetta da personalità multipla nel film diretto da Nunnally Jonhson.
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