Michael Djerzinski (Christian Ulmen) è un geniale biologo molecolare che sogna le fusioni delle particelle elementari per la clonazione dell’essere umano; Bruno Clément (Mortiz Bleibtreu) suo fratellastro é un modesto insegnante di lettere. La vita non è stata molto generosa con loro; Jane (Nina Hoss) la loro madre hippy e ribelle li ha affidati quando erano piccoli alle rispettive nonne paterne ed i due ragazzi hanno reagito all’abbandono con due comportamenti diametralmente opposti. Michael, timido, introverso, messi da parte odio e rancore, si è tuffato completamente nel lavoro negando la propria sessualità e non dando peso alle attenzioni che gli rivolge Annabelle (Franka Potente) la sua dolce ed affettuosa amica d’infanzia; Bruno, carico di risentimento e di aggressività verso le persone che lo circondano è un erotomane incallito e cerca, invano, di pubblicare un farneticante pamphlet xenofobo contro la razza negra. Piantato in asso dalla moglie che porta via con sé anche il loro bambino, Bruno crolla psicologicamente. Ossessionato dal sesso, dopo aver cercato, invano, di sedurre una studentessa è colto da un attacco di panico e si rifugia in una clinica psichiatrica, dove minaccia di suicidarsi se lo mandano via. Il suo equilibrio mentale è sempre più in bilico e, per rigenerarsi, decide di fare un’esperienza in una comunità hippy dove incontra Cristiane (Martina Gedeck). Tra i due nasce l’amore e Cristiane sembra poter soddisfare i suoi malsani e perversi desideri erotici. Ma lei ha un male incurabile che le paralizza gli arti inferiori e che la spinge a lanciarsi nel vuoto dal balcone di casa. Per il dolore la mente di Bruno si frantuma definitivamente e si ricovera nuovamente in clinica psichiatrica. Michael, dopo aver scelto di vivere con Annabelle, perde la verginità e continua a capofitto nei suoi studi sulla genetica. Dramma senza speranza, asciutto ed essenziale, condito da momenti di rara poesia e da scene indigeste al limite dell’hard. Sullo schermo si agitano personaggi, dolenti e disperati, presi a calci dalla vita ed in maniera un po’ convenzionale il regista contrappone al timido e complessato Michael all’inquieto Bruno, un erotomane iniziato al sesso a dodici anni da una signora di mezz’età durante il funerale della nonna e che da allora non ha disdegnato la strada del piacere auto-erotico.
Per rendere ancora più paludosa e tragica la vicenda, Roehler introduce la figura di Cristiane, una donna che scivola nei gorghi della perdizione per punire un corpo che, regalandole un tumore, l’ha accoltellata alle spalle. Il film funziona a correnti alternate, s’arresta in più punti ma, dotato di alcune pagine di toccante umanità, si chiude con una scena palpitante e struggente; Bruno è ricoverato in manicomio e la dottoressa Schafer (Corinna Harfouch) lo trova inginocchiato nel corridoio della clinica mentre allucina Cristiane che gli parla e lo rassicura.. Dal romanzo omonimo di Michel Houellebecq.
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