Un tempo c’erano i cinema parrocchiali, ultimo rifugio per chi amava quei film candidi e innocenti, che procedevano senza scosse fino al lieto fine e che, più o meno sottotraccia, evocavano una qualche ricerca del sacro. Questo film di Roxann Dawson, all’esordio, tratto da una storia vera, avrebbe certamente fatto felice preti, bigotti e suorine. La trama è semplice: John, un promettente campioncino di basket, mentre sta giocando con degli amici in un lago ghiacciato, sprofonda (da qui il titolo originale del film) per diversi minuti nell’acqua gelida e, soccorso, appare privo di coscienza e di frequenza cardiaca. I medici provano a rianimarlo, ma ogni tentativo sembra vano. La madre Joyce prega Iddio di salvare il figlio adottivo e…. Il film, visivamente piatto, sembra finanziato da Radio Maria e punta a strizzare il cuore dello spettatore. Ricco di stucchevoli e conservatori cascami cattolici, non ha niente a che vedere con “Il miracolo” di Edoardo Winsperare che trattava un tema simile con garbo, poesia e originalità.
Recensione pubblicata sulla Rivista Segnocinema N. 225 – Settembre- Ottobre 2020
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