Stress da vampiro (Vampire’s kiss) di Robert Bierman – USA – 1989 – Durata 99’ – V.M 14

1 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Stress da vampiro (Vampire’s kiss)  di Robert Bierman – USA – 1989 – Durata 99’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il trentenne Peter Loew (Nicolas Cage), manager rampante di Manattan e single impenitente, ama scorazzare da un locale all’altro a caccia di conquiste. Una sera rimorchia Jackie (Kasi Lemmons) una donna sensuale e, mentre sta amoreggiando con lei, un pipistrello entra, all’improvviso, in casa sua; la ragazza, fugge spaventata e lui, nel cercare di scacciarlo, prova una strana sensazione di eccitazione. Dopo qualche giorno Peter immagina di incontrare Rachel (Jennifer Beals) la donna dei suoi sogni e si convince che lei, al culmine dell’amplesso, dopo avergli morso il collo, lo  abbia trasformato in vampiro. Alla dottoressa Claser (Elizabeth Ashley) racconta angosciato l’episodio ed, invano, la psicoanalista prova a rassicurarlo. Peter continua ad allucinare Rachel che, dopo aver fatto l’amore con lui, gli succhia il sangue. Sempre più teso e nervoso punta la propria attenzione su Alva Restrepo (Maria Conchita Alonso) la timida segretaria, a cui chiede, ossessivamente, di recuperare una vecchia pratica sepolta negli archivi. Giorno dopo giorno, Peter assume dei comportamenti sempre più bizzarri; non sopporta la luce del sole, inforca perennemente un paio di occhiali neri, sviene alla vista di un’insegna elettrica a forma di croce, mangia voracemente uno scarafaggio ed un colombo vivo raccolto per strada e dorme a terra sul pavimento, con il divano-letto che funge da coperchio di una fantomatica bara. Dopo aver tentato di violentare Alva ed azzannato al collo una giovane donna in una discoteca, con la mente sempre più in disordine, immagina che l’analista gli presenti Sharon (Jessica Lundy) la paziente dell’ora successiva. Sul finale è ucciso con un paletto in pieno cuore dal fratello di Alva.

Pellicola che non raggiunge la sufficienza sia per la trama troppo confusa e rabberciata che per la recitazione troppo caricata di Nicolas Cage. L’idea di partenza poteva essere divertente ma il regista non riesce a calibrare bene i passaggi tra ciò che accade realmente nella vita di Peter e quello che è il frutto della sua fantasia malata. Le uniche scene davvero esilaranti sono quando compare sulla scena la povera Alva, divenuto l’oggetto persecutorio, di Peter. La psicoanalista funge più da tappezzeria e non sembra in grado di aiutare il protagonista a scendere a patti con la realtà ed a governare le propria malsana immaginazione. Gustosa la citazione al Nosferatu di Friederich Wilhelm Murnau.

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