Requiem di Hans Christian Schmid – Germania – 2006 – Durata 93’

5 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Requiem di Hans Christian Schmid  – Germania – 2006 – Durata 93’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Michaela Klinger (Sandra Huller) ventunenne epilettica è molto devota a Santa Caterina. Dopo aver vissuto in un piccolo paesino del sud della Germania con il padre Karl Klinger (Burghart Klaufner) e la madre Marianne (Imogen Kogge) ferventi cattolici, s’iscrive all’università di Tübingen dove incontra Hanna (Anna Blomeier) e Stefan (Nicholas Reinke) con il quale allaccia una tormentata relazione. Irrequieta e smarrita, dimagrisce a vista d’occhio ed è sommersa da allucinazioni uditive che l’accusano di essere una lurida sgualdrina, le impongono di non toccare più il rosario e di non avvicinarsi ad un crocifisso. Stefan allerta i genitori di Michaela che si rivolgono all’’anziano parroco del paese che suggerisce di farla visitare da uno psichiatra. Gerhard Landauer (Walter Schmidinger) un giovane prete della parrocchia non è del suo stesso avviso e convince i genitori che la ragazza, impossessata dal demonio, deve essere sottoposta ad un esorcismo. Michaela prova a rassicurare i familiari ma Landauer la costringe a recitare, per ore, insieme a lui delle preghiere. Michaela piange, urla, si dispera e cerca di sottrarsi alla morsa del sacerdote ma questa sua opposizione è letta dal prete come un’ulteriore conferma della presenza dentro di lei del demonio. Invano, Hanna prova a strapparla da quel clima di fanatismo religioso che la circonda; Michaela, sempre più soggiogata da Landauer, si convince che la sua sofferenza è un dono divino e si lascia morire per essere ancora più vicina alla sua amata Santa Caterina.

Il regista ambienta la vicenda nella Baviera e pur basandosi su una storia realmente accaduta (nel 1976 a Miltenberg. Anneliese Michel una giovanissima studentessa di ventitrè anni morta di fame a seguito di una prolungata malnutrizione e per i numerosi esorcismi ai quali è stata sottoposta) cambia il nome della località e quello della protagonista. La vicenda di Michaela commuove, appassiona ed è diretta con mano ferma da un regista che non desidera impaginare l’ennesima versione  de L’esorcista.  Ragazza semplice e senza tanti grilli per la testa, Michaela va all’università  ed, accarezzando il sogno di essere normale come gli altri studenti, cela a tutti di essere epilettica. Ma la sua mente è divorata da terrificanti allucinazioni uditive che la spossano e la riducono senza forza: “Mi impediscono di pregare”, “Non riesco neanche più a toccare la croce” confida alle persone che le sono intorno. Avendo intuito che dietro la sua sofferenza si profila lo spettro della schizofrenia, Hanna e Stefan, le sono accanto a differenza  dell’inflessibile ed ottuso Landauer che le impone di pregare per ore, aggravando ancora di più il suo precario stato mentale. L’inaudita violenza alla quale il prete sottopone la povera protagonista è così disturbante che diventa quasi insostenibile. Più che un attacco contro il fanatismo religioso, il regista affonda i colpi contro il malsano ed insensibile atteggiamento dei genitori della ragazza, incapaci di aderire alla sofferenza della figlia ed accecati dall’idea che potesse diventare una martire del cristianesimo. Dalla stessa storia è stato tratto il film The exorcism of Emily Rose girato in contemporanea da Scott Derrickson ma spudoratamente dalla parte di padre Landauer, descritto come un sacerdote eroico che si batte come un leone per strappare la giovane protagonista dalle grinfie di Satana.  Orso d’Argento a Sabdra Huller.

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