Spell – Dolce mattatoio di Alberto Cavallone – Italia – 1976 – Durata 103’

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Luciana (Paola Montenero) sposata con Paolo (Agostino Pilastri) segretario di una sezione del PCI. è fortemente disturbata ed ama consumare i pasti in bagno e sciacquarsi poi il viso con l’acqua del water. Paolo intuisce che sarebbe meglio ricoverarla in manicomio ma lei, per reazione, cerca di tagliare con una forbice i capezzoli di Irene, l’infermiera che si prende cura  di lei. Anche Paolo ha i suoi problemi e la sua fede nel comunismo sembra, giorno dopo giorno, vacillare. Nel finale caotico e confuso, Luciana, dopo aver allucinato di aver fatto l’amore con un ragazzo, uccide il marito.

Il regista vuole a tutti i costi comporre un capolavoro ed impagina, suo malgrado, un film che è diventato un piccolo cult per le sue sequenze frammentate e montate in maniera assolutamente casuale. In questo trionfo del trash, dai contorni bizzarri e surreali, un macellaio si eccita nel vedere i fidanzati che si sbaciucchiano, e dopo essersi rinchiuso nella cella frigorifero del proprio negozio, fa l’amore con un quarto di bue; Luciana, sempre più in preda alle proprie allucinazioni, si taglia il palmo della mano e lascia che il sangue scorra, goccia dopo goccia, su una statua; un prete truffaldino circuisce gli ingenui fanciulli ed in cambio del ricavato dei biglietti venduti per una riffa, regala loro dei santini; una ninfetta si concede a tutti gli uomini del paese.

Il regista lancia strali contro tutti i poteri politici, religiosi ed istituzionali e affonda i colpi contro i mali della provincia italiana. Nella sua personalissima ricerca formale Cavallone prova a dare un tocco intellettuale ai personaggi. Paolo in piena crisi ideologica, ad alta voce, dirà: “Non ho ancora capito se è più importante la realtà o la sua immagine. O se bisogna buttare tutto al cesso e valorizzare solo la fantasia, il gioco o il sesso.”  Il film è circolato anche con lo strano titolo “L’uomo, la donna e la bestia.”