Marco Pressi (Giorgio Pasotto) giovane manager d’assalto è un tagliatore di teste e, se licenzia venticinque operai della multinazionale People First in due mesi, riceverà un aumento del trenta percento dello stipendio, un bonus di cinquantamila euro, l’auto aziendale e verrà promosso capo del personale. Jean Claude (Marcello Catalano) il suo principale non ammette deroghe ma, al di là degli obiettivi da raggiungere, gli sottolinea che non deve minare il clima dell’azienda, scontentare chi va via, demotivare chi rimane ed allertare il sindacato. Pressi individua una lista di possibili dipendenti da licenziare e, non senza difficoltà, già dopo il primo mese, raggiunge un discreto successo. Anna (Mariella Valentini) una collega gli da una mano e gli accenna ad una dipendente affetta da un tumore, ad un altro in grave difficoltà economiche perché vittima del gioco d’azzardo. Pressi è ad un passo dal suo obiettivo ma, sul finale, dopo aver compreso che la sua azienda lo aveva solo usato per “segare” i dipendenti, rassegna le dimissioni e centra così l’obiettivo.
Film duro e violento, come non se ne vedeva da tempo sullo schermo, per il tema trattato; i feroci metodi adottati dalle aziende private per dismettere la forza lavoro. Dietro la sua faccia del bravo ragazzo perbene, dopo aver sfoggiato un luminoso sorriso, Pressi stritola come un rullo compressore tutti li operai su cui ha puntato il dito. Non meno cinico di lui Giorgio (Massimo Molea) responsabile dell’ufficio vendite responsabili. La pellicola coraggiosa ed assolutamente insolita per il panorama italiano ha il limite di essere un po’ ombelicale e di non aprirsi all’esterno con altre sottostorie Un po’ troppo sbiadito il rapporto che Pressi ha con la sua fidanzata Laura (Cristiana Capotondi) una ragazza che sprizza vitalità da tutti i pori e che, lo ha soprannominato “muerto”. Sullo sfondo un campionario di umane sofferenze e tra i dipendenti d licenziare una donna che vive da sola con le figlie e tira la cinta per poter tirare avanti ed un uomo di mezz’età, abbandonato dalla moglie che vive con la madre. Il regista sposa una struttura circolare del racconto e termina con un finale fotocopia dell’inizio del film. Da incorniciare la frase cult che una sprezzante top manager cinese rivolge al “troppo mite” Pressi: “Voi italiani non volete sconfiggere l’avversario ma solo mettervi d’accordo”. Vincitore nell’ultimo Festival di Venezia del Premio dei Critici Italiani dei Cineclub. Dall’omonimo romanzo di Massimo Lolli che compare anche nel film nei panni del dottor Tamburini.
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