Quelle due (The children’s hour) di William Wyler – USA – 1962 – Durata 107’ – B/N

11 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Quelle due (The children’s hour) di William Wyler – USA – 1962 – Durata 107’ – B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Karen Wright (Audrey Hepburn) e Martha Dobie (Shirley MacLaine) dirigono un piccolo convitto femminile e zia Lily (Miriam Hopkins), attrice svampita e ormai in declino, dà loro una mano a insegnare canto e recitazione.

Le bambine sono ubbidienti, il clima in classe è sereno e, dopo anni di duro lavoro, Karen e Martha hanno, iniziato a mettere da parte anche qualche spicciolo.

L’unica spina nel fianco è Mary (Karen Balkin), una bambina linguacciuta, bugiarda e spiona, che tiranneggia la piccola Rosalie (Veronica Cartwright), una ragazzina cleptomane, timida e indifesa.

Il dottor Joe Cardin (James Garner) vorrebbe sposare Karen, ma lei, nel timore che la scuola vada a picco, lo convince a pazientare ancora un altro anno. Karen prova invano a raddrizzare Mary, infliggendole delle innocenti punizioni, ma la piccola peste, per vendetta, s’inventa di aver visto Karen e Martha che si baciavano.

Su due piedi, nonna Amelia (Fay Bainter) la ritira da scuola. La notizia si diffonde in un lampo e Karen e Martha si trovano senza alunni. Joe è confuso e va in crisi e Martha trova il coraggio di confessare a Karen l’amore che nutre per lei.

Sul finale, Mary è smascherata e la verità ristabilita. Ma la tragedia è nell’aria.

Melodramma liquoroso che punta il dito contro il perbenismo borghese e contro coloro che, con insana leggerezza, condannano gli altri senza uno straccio di prove.

Wyler non affonda i colpi e mostra come le infamanti accuse della perfida Mary, nel giro di un pomeriggio, riescono a spezzare, irrimediabilmente, i sogni delle due protagoniste.

Il regista affida lo scabroso ruolo della lesbica al faccino tenero e delicato di Shirley MacLaine e lascia che il suo amore per Karen rimanga sottotraccia e esploda solo nel convulso finale.

Remake de La calunnia diretto dallo steso regista nel 1935, tratto anch’esso, dal dramma (1934) di Lillian Hellman.

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