Alla morte dei genitori adottivi, Hortense (Marianne Jean-Baptiste), una trentenne nera, inizia a fare delle ricerche e scopre che la madre biologica é Cynthia (Brenda Blettyn), un’operaia, bianca che lavora in una fabbrica di cartone, e vive alla periferia di Londra con la figlia Roxanne (Claire Rushbrook). Hortense e Cynthia s’incontrano, in gran segreto e cominciano a raccontarsi.
E’ il ventunesimo compleanno di Roxanne e Cinthia invita Hortense a casa del fratello Maurice (Timothy Spall), un fotografo sposato con Monica (Phyllis Logan).
Dopo aver presentato ai parenti Hortense come collega di lavoro, Cynthia crolla e svela loro che è sua figlia.
La tensione sale alle stelle e (come recita il titolo del film) sul finale verranno a galla i segreti ed esploderanno rancori e bugie.
Dopo essersi scambiati accuse e frecciate velenose, i protagonisti della vicenda ritrovano se stessi.
Con questo vibrante e appassionato melodramma familiare Leigh (Dolce è la vita, Tutto o niente, Another year, Turner…) , cantore del proletariato inglese, fa grande uso dei piani sequenza, sposa il taglio realistico e ci regala un campionario di umane sofferenze.
Sconfitta dalla vita e senza neppure più un sogno nel cassetto, Cynthia è descritta come una donna infelice e frustrata che si trascina, svogliatamente, giorno dopo giorno, fumando una sigaretta dietro l’altra.
Roxanne, ispida e nevrotica, non se la passa meglio; il suo lavoro di spazzina non l’entusiasma e, per tutto il film, non fa altro che sputare veleno su tutto e tutti.
Monica, dal canto suo, si lacera dentro per i figli che non sono arrivati e trascina stancamente la propria esistenza.
L’unico che cerca di tenere unita la famiglia e che prova a sostenere i propri cari è Maurice, un uomo buono come il pane, dotato di un’invidiabile pazienza e forza d’animo.
Il film, venato da un pessimismo di fondo, è un inno alla ricerca della verità, un invito a spazzare via, come il titolo recita “segreti e bugie” che inquinano i rapporti, rendendoli falsi e inautentici.
In questo palpitante affresco sociale non mancano le ombre e la figura più sfuocata è proprio Hortense, una giovane optometrista, elegante e ben istruita, che, va alla ricerca della madre biologica per mettere ordine nella propria vita.
Durante la vicenda, appare fin troppo comprensiva e incapace di esprimere la propria rabbia nei confronti di una madre che un tempo l’aveva abbandonata.
Nella prima parte, inoltre, il regista avrebbe dovuto prosciugare il testo e le lacrime che rigano troppo spesso il volto delle protagoniste femminili ma, dopo aver mostrato le crepe dei personaggi, Leigh caccia gli artigli e ci regala un intenso e vibrante finale.
Nastro d’argento al Festival di Cannes come miglior film e premio a Brenda Blettyn come miglior attrice.
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