Il dottor Malcolm Sayer (Robin Williams), dopo aver lavorato per anni come ricercatore in un laboratorio, approda al Bainbridge Hospital, una struttura del Bronx, che ospita pazienti cronici, affetti da svariate malattie e ridotti a uno stato vegetativo.
Tra quelle quattro mura il tempo sembra congelato e il personale sanitario, pur assistendo amorevolmente i ricoverati, ha disertato da anni l’ipotesi di un loro miglioramento.
Sayer è convinto che questi pazienti siano ancora in grado di provare emozioni e, spulciando tra le cartelle cliniche, scopre che alcuni di loro negli Anni Venti erano stati colpiti da encefalite letargica.
Dopo aver lottato contro l’indifferenza e lo scetticismo dei colleghi, sorretto da Leonor (Julie Kavner), una dolce e premurosa infermiera, somministra, in via sperimentale a Leonard Lowe (Robert De Niro), uno dei pazienti, L-Dopa, un farmaco utilizzato per la cura del Morbo di Parkinson.
In breve tempo, Leonard riprende a camminare, a parlare, a esprimere le proprie emozioni e a fare amicizia con Paula (Penelope Ann Miller) figlia di un altro ricoverato.
Sull’onda dei risultati ottenuti, Sayer ottiene i fondi per somministrare lo stesso farmaco agli altri pazienti che, magicamente, rifioriscono.
Leonard è, però, sempre più irritabile e nervoso, e chiede, con insistenza, di poter lasciare la clinica.
Ricevuti un paio di dinieghi, inizia a sobillare gli altri pazienti. La situazione sembra precipitare, ma, dopo un breve “risveglio”, i pazienti scivolano nuovamente nell’apatia e nel torpore.
Marshall ambienta la vicenda nel 1969 e traspone sullo schermo alcune storie cliniche tratte dal fortunato volume di Oliver Sacks.
La regista non imprime energia e vitalità alla vicenda e, come accade per i poveri pazienti ricoverati, la pellicola si accende solo per breve durata, per poi spegnersi lentamente man mano che scorrono i fotogrammi.
Non mancano, però, le suggestioni visive e la scena del “risveglio” improvviso di tutti pazienti è da antologia.
“Era come se fossi scomparso”, “Qualcuno mi ha spiegato che sono stato per lungo tempo da qualche altra parte. Sono tornato” sono questi alcuni dei commenti dei pazienti che si riaffacciano nuovamente alla vita.
Nonostante il ritmo lento e la vicenda un po’ troppo liquorosa, rimane impressa la tenera e eroica figura del dottor Sayer che, sin dal suo ingesso al Bainbridge Hospital si batte come un leone per ridare una speranza a quei soggetti considerati dei vegetali.
Sullo sfondo, la madre oppressiva di Leonard, gelosa dell’amore che il figlio nutre per Paula.
De Niro, con i suoi tic e lo sguardo perso nel vuoto, carica eccessivamente l’interpretazione.
Robin Williams è semplicemente magico. Piccolo cameo per Max von Sydow nei panni del dottor Ingham.
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