M – Il mostro di Düsseldorf (M) di Fritz Lang – Germania – 1931 – Durata 114’ – B/N

26 Febbraio 2021 | Di Ignazio Senatore
M – Il mostro di Düsseldorf  (M) di Fritz Lang – Germania –  1931 – Durata 114’ – B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
0

Un maniaco assassino terrorizza Dusseldorf violentando ed uccidendo delle bambine. La polizia, sotto la guida del commissario Karl Lohmann (Otto Wernicke) setaccia la città palmo a palmo ma, visti gli insuccessi decide di affidare ai mendicanti il compito di far da vedette nelle strade. Contemporaneamente, la malavita locale capeggiata da Schränker (Gustaf Gründgens) stufa delle continue retate, ordina ai ladri ed ai lestofanti di dare la caccia al mostro. Un venditore di palloncini cieco riconosce un motivetto che Franz Becker (Peter Lorre), il pericoloso pedofilo, fischia per strada ogni qual volta avvicina le bambine, e dopo aver disegnato una M, con un gesso sul suo cappotto, lancia l’allarme. Franz si rifugia in una fabbrica, i ladri circondano l’edificio, lo acciuffano e lo conducono in un sotterraneo dove hanno allestito un tribunale di fortuna. Nel corso del processo sommario una giuria presieduta da Schränker condanna Franz a morte ma sopraggiunge la polizia che lo consegna alla giustizia.

La pellicola attraversata da atmosfere espressionistiche con evidenti echi brechtiani, resta impressa per il viso dolente ed allucinato di Peter Lorre che regala un tocco di straziante umanità al personaggio. Lang, alla sua prima pellicola sonora, con poche pennellate tratteggia la figura di Becker, un uomo malato che, ogni qual volta è colto dal raptus pedofilico, inizia a fischiettare lo stesso identico motivetto. Durante il processo, dopo aver reagito alle accuse di Schränker, nel corso di una drammatica confessione, prova strenuamente a difendersi. Lang s’ispira ad un fatto di cronaca e con la toccante confessione di Becker sottolinea come le colpe di ogni male sono da ricercare nella società e non nel singolo individuo. Il titolo del film doveva essere “Un assassino fra noi”, ma causa le presunte allusioni con il regime hitleriano, il regista fu obbligato a cambiarlo. Splendida la fotografia in bianco e nero di F. A. Wagner. Curiosità: Lorre non sapeva fischiare e lo stesso regista fischiettò il motivetto, tratto dal Peer Gynt di E. Grieg. La “M” che il vecchio stampa sul protagonista sta per “Morder”, assassino. Nel 1951 Joseph Losey ha diretto un  remake dal titolo M, a, ambientato in America.

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi