George (Kevin Kline) architetto cinquantenne, separato da dieci anni dalla moglie Robin (Kristin Scott Thomas), dopo essere stato licenziato in tronco, scopre di essere affetto da un tumore e di avere quattro mesi di vita. Celando a tutti il doloroso segreto, decide di restaurare una casa abbandonata e fatiscente, a picco sul Pacifico, lasciatagli in eredità dall’odioso e tirannico padre e di trascinare nel progetto il figlio Sam (Hayden Christensen), un sedicenne dark, sbandato e ribelle che sniffa colla e che non ha mai legato con la madre ed il patrigno. Sam recalcitra, è scontroso, non ha nessuna voglia di rovinarsi l’estate martellando chiodi e trasportando assi di legno. George gli apre il proprio cuore e gli racconta del difficile rapporto che aveva con il padre, un uomo violento che una sera, mentre era alla guida ubriaco, provocò la morte della moglie. I lavori procedono celermente ma George crolla al suolo ed è ricoverato in ospedale, Scoperta la verità. Sam, Robin ed un paio di amici portano a termine la costruzione. Un finale consolatorio chiude la vicenda.
Pellicola melensa che mette in scena il classico personaggio che prima di morire prova in tutti i modi di mettere ordine nella propria vita ed a recuperare il rapporto sfilacciato con il figlio ribelle. Bastano poche battute per intuire che il ragazzo non è terribile come poteva sembrare e che, dopo le iniziali resistenze, accetta, senza dannarsi l’anima, di vivere insieme al padre in un capannone “privo di doccia, acqua calda, Tv via cavo e computer”. Messi da parte i conflittuali rapporti tra George e suo padre, la pellicola propone, stancamente, il lento riavvicinamento emotivo tra George e Sam che, in maniera simbolica, procede parallelamente alla costruzione della casa. La banalità trionfa, le strizzate di cuore non mancano e lo sdolcinato finale pregiudica ancora di più la fruizione della pellicola. A fare da sottofondo alla vicenda dei languidi tramonti ed una dolciastra colonna sonora. Nel cast Mary Steenburgen nei panni di Coleen, la vicina di casa di George. A differenza del titolo italiano quello originale rimanda esplicitamente alla casa in costruzione
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