Giovanni (Nanni Moretti) è un affermato psicoanalista. La moglie Paola (Laura Morante), impiegata in una casa editrice ed i loro due figli, il diciassettenne Andrea (Giuseppe Sanfelice) e la quattordicenne Irene (Jasmine Trinca) sembrano non destare loro alcuna preoccupazione. Atletico e sportivo, Giovanni ama fare del footing con Andrea ma riceve una telefonata di Oscar (Silvio Orlando), un paziente che gli chiede di vederlo immediatamente, perché ha scoperto di essere affetto da un tumore. Giovanni lo tranquillizza e, quando ritorna a casa, scopre che Andrea, provetto subacqueo, è morto nel corso di un’immersione, a causa di un difettoso funzionamento di una valvola della bombola. L’intera famiglia finisce, inevitabilmente, per essere sopraffatta dal dolore e Giovanni, avendo compreso che non può prendersi cura del dolore degli altri, li congeda e si prende un periodo di riflessione. L’entrata in campo di Arianna, un amica di Andrea, ridona un pizzico di speranza a Giovanni, Paola e Irene.
Con questo film, intimo e trattenuto, Moretti spazza via la stereotipata rappresentazione in negativo degli analisti in celluloide sullo schermo e, senza mai scivolare nel patetico e nelle strizzate di cuore, ci regala un film toccante che punta dritto al cuore dello spettatore. Il regista (finalmente) mette in scena sullo schermo uno psicoanalista umano e professionale che si tira indietro quando comprende che non è più in grado di poter assorbire il dolore dei pazienti che ha in cura.
Per un approfondimento sui rapporti tra cinema e psiche si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Cinema (italiano) e psichiatria), Zephyro Edizioni
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