Judy (Marcella Michelangeli) è ricoverata in una lussuosa clinica privata ma il fratello ingegnere, un losco affarista, ottenuto da un medico compiacente un certificato che attesta la sanità mentale della sorella, le propone di ridarle la libertà in cambio di una procura che la esclude dai proventi dell’azienda di cui lei è comproprietaria. Judy è dimessa e con l’amica Marisa (Susanna Levi), anch’essa ricoverata in precedenza in una struttura psichiatrica, decide di andare a caccia di nuove avventure. Mentre Judy sta facendo l’amore con un uomo appena conosciuto in un parco, Marisa ricorda che da bambina era stata violentata da un uomo. Ricoverate nuovamente in manicomio, le due donne sono costrette a subire gli umilianti e disumani trattamenti ad opera di infermieri e portantini. Marisa riesce ad uscire da quell’inferno grazie all’amore del marito Fulvio (Gianni Macchia) ed al trattamento analitico del professor Bolchi, Judy, invece, sempre più sola e disperata, abbandonata dal cinico e insensibile fratello, si uccide.
Ambientato nel classico manicomio totalizzante, il film si apre con l’ESK a cui è sottoposto Judy a cui fa seguito una scritta di Alexander Solzenitsyn: “Quando la tua mente vacillerà di fronte ad un filo d’erba, una zampina di formica ti salverà.”. Il regista descrive, con stile asciutto e senza fronzoli, le violenze alle quali sono sottoposte le sfortunate ricoverate; ESK, docce d’acqua fredda, camicie di forza, fasce di contenzione. In un crescendo sempre più da incubo assistiamo al lento ma inesorabile sgretolamento della mente di Judy, incapace di tollerare quel clima malsano e violento che si respira nel manicomio, punteggiato dalle urla costanti delle altre ricoverate e dai loro sempre più frequenti litigi. Al di là dei limiti estetici e di una sceneggiatura un po’ sciatta ed incolore, risulta inspiegabile la scelta del regista di inserire degli inserti erotici nel corso della narrazione che vanificano del tutto il suo coraggioso atto di denuncia contro i disumani sistemi terapeutici adottati un tempo nei manicomi italiani.
Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni
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