Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile – Italia – 1971- Durata 113′

18 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile – Italia – 1971- Durata 113′
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
0

Nicolò Vivaldi (Lando Buzzanca) è un violoncellista di fila dell’Arena di Verona e sogna di diventare direttore d’orchestra. Sua moglie Costanza (Laura Antonelli) è una casalinga onesta e castigata e la coppia sembra veleggiare senza intoppi verso una dorata felicità. Peccato che Nicolò sia ossessionato dal fatto che le persone non si ricordino di lui, quasi fosse trasparente e privo di qualsiasi personalità. Certo di essere affetto da un grave esaurimento nervoso, consulta un neurologo (Ferruccio De Ceresa) che, dopo averlo rassicurato sul suo stato mentale, gli consiglia di affidare a un diario le sue riflessioni più intime e di concedersi un periodo di assoluta vacanza.

Nell’accompagnare Costanza a Salsomaggiore per una cura termale, Nicolò scopre che la moglie attira gli sguardi degli altri uomini. Quel sentirsi ammirato e invidiato perché ha sposato una donna sessualmente attraente, lo esalta a tal punto che inizia a ritrarla nuda, prima per mostrare le sue foto a Cavalmoretti (Lino Toffolo), un suo collega orchestrale, e poi per farle pubblicare su Playmen. In un crescendo, Nicolò costringe sempre più la moglie a mostrarsi nuda davanti agli estranei, fino al chiederle di spogliarsi nell’Arena di Verona davanti a ventimila persone. Finirà in manicomio dove continuerà a mostrare agli altri ammalati una sposa così bella.

Film amaro ma divertente, diventato nel tempo oggetto di culto per le armoniche forme della protagonista, messe bene in evidenza. Il suo decantato fondoschiena, suonato come un violoncello in un sogno/incubo di Nicolò, è entrato a far parte della storia del cinema trash italiano, certamente non per il chiaro riferimento alla famosissima foto scattata da Man Ray. Ma il successo del film non è merito solo delle sinuose grazie di Laura Antonelli, ma anche della convincente prova di Lando Buzzanca, perfetto nel suo ruolo. Nell’analizzare l’ossessione erotica dell’italiano medio, il regista non cede mai a volgarità né a cadute di stile e descrive con cura la follia che s’impossessa gradualmente di Nicolò, un soggetto che non avendo strutturato una propria identità, può vivere solo di riflesso della bellezza della moglie. Le spiegazioni psicoanalitiche del suo bizzarro comportamento proposte dal neurologo (con le tavole del Rorscharch appese alla parete dietro la scrivania) non sono da manuale, ma nel complesso meno frettolose di quelle che avremmo potuto aspettarci da un B-movie all’italiana. Quando Nicolò gli racconta di aver sognato di suonare un violoncello che non emette nessun suono, il dottore afferma: “Non ti devi impressionare. Il sogno del violoncello muto è chiarissimo, è classico. Freud e Jung te lo spiegherebbero benissimo. Tu hai una frustrazione, tu credi di valere sempre meno degli altri e questo deriva da un fatto solo: tu, caro, sei troppo sensibile, devi liberarti dal complesso di inferiorità musicale”. E successivamente alla moglie dirà: “Vede Nicolò identifica nel suo inconscio il violoncello con la moglie, cioè le due cose più importanti, che gli sono più care, e qualche volta si confonde”. Il film, tratto dal racconto Il complesso di Loth di Luciano Bianciardi, fu tradotto in Francia con il titolo Ma femme est un violon.

Per un approfondimento sulla filmografia di Lando Buzzanca si rimanda al volume  “Io, Lando Buzzanca Conversando con Ignazio Senatore”, Giuda Editore

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi