Andrea (Giorgio Pasotti), giovane rampollo di una coppia alto-borghese, sposa la bella ed affascinante Antonia (Vanessa Incontrada), una valente pianista che, per accudire i bambini nati dalla loro unione, rinuncia ad una brillante carriera. Antonia, spenta ed annoiata, grazie all’incontro con Daniel (Andoni Gracia), un valente violinista e riscopre la passione per la musica e si sente rinata. Escluso da un piacere che non può condividere con lei, divorato dall’idea di averla persa per sempre, Andrea, in un raptus di gelosia, l’uccide. Il film è un lungo flashback che si dipana dalla prima scena, ambientata in un freddo ed anonimo aeroporto svizzero, dove Andrea, bloccato dalla neve, racconta ad uno sconosciuto (Arnoldo Foà), le ragioni per cui che è recluso in un manicomio criminale. Rispetto all’intenso Sonata a Kreutzer, il romanzo di Lev Tolstoi da cui è tratto, il regista trasporta la vicenda dagli inizi dell’Ottocento ai giorni nostri e dalla Russia alla gelida ed impersonale Lugano. Sciarra lima eccessivamente l’importanza della musica che, nel testo originale, funge da elemento legante tra i due amanti e, tradendo ancor di più lo scritto originale, dona all’affascinante Antonia un atteggiamento fin troppo disinibito che lascia dei dubbi sulla sua reale fedeltà al marito.
Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni.
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