L’arbitro di Luigi Filippo D’Amico – Italia – 1974 – Durata: 112’

22 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
L’arbitro di Luigi Filippo D’Amico – Italia  – 1974  – Durata: 112’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Carmelo Lo Cascio (Lando Buzzanca) di Acireale, proprietario di una pompa di benzina, è il fischietto più noto e temuto della Serie A. Severo, intransigente, incorruttibile, per mantenere una smagliante forma fisica, non disdegna di trascurare Laura (Gabriella Pallotta), la mogliettina, a cui si concede nell’intimità, solo il martedì ed il venerdì.

Divenuto arbitro internazionale, è invitato ad un party dove incontra Elena Sperani (Joan Collins), un’intraprendente giornalista con la quale si concede una scappatella.

Da quel momento in poi, complice una misteriosa malattia tropicale, avendo intaccato i propri rigidi schemi ossessivi, nel timore che anche una piccola macchia possa oscurare la sua reputazione ed impedirgli di arbitrare i Mondiali, tronca la relazione con la giornalista, rifiuta l’allettante proposta di un affarista del luogo di costruire un motel nell’aria attigua alla sua pompa di benzina e, per mantenersi in perfetta forma, ingerisce eccitanti e stimolanti. Smarrito l’equilibrio, perde il lume della ragione.  

D’Amico dirige il film più divertente sulla figura dell’arbitro, interpretato da un’irresistibile Buzzanca che s’ispira, nei gesti e negli atteggiamenti, alla figura di Concetto Lo Bello, fischietto siciliano, famoso negli Anni Sessanta per l’autorevolezza con la quale dirigeva le partite di calcio.

Con un tono scanzonato e divertente, il regista mostra il protagonista rispettato e temuto in campo, e costantemente preso in giro e beffeggiato in casa, dal figlio contestatore.

La trama è esile, ma sono gustosi, i battibecchi di Lo Cascio con i fidati guardalinee e le sue riflessioni sul ruolo dell’arbitro. Ad Elena, la giornalista che lo stuzzica paragonandolo ad un pavone quando è in campo ad arbitrare, stizzito, replica: “No, no, signorina bella, no. Lei sa tante cosa, ma non sa cosa significa stare in mezzo al campo in uno stadio davanti a venti, centomila persone che sarebbero felici di scaricare la propria violenza repressa su di te.

E quando lei, di rimando, gli dice che per fronteggiarli ci vuole coraggio più che intelligenza,  taglia corto, con un secco: “No, no, tutte e due, tutte e due.”

Il film regge e si vede tutto d’un fiato e, con maestria, D’Amico compone la scena finale del film; sotto effetto delle anfetamine Lo Cascio, superati i tempi regolamentari e quelli di recupero, non fischia la fine della partita ed insiste nel fare proseguire la partita.

La gara è interrotta dalle forze dell’ordine che lo infilano in un’autoambulanza, lanciata a sirene spiegate e diretta in una clinica per malattie nervose.

Come ogni film sul mondo del calcio che si rispetti non può mancare qualche filmato di repertorio (un derby Inter-Milan) e dei piccoli cammei dei noti telecronisti sportivi degli Anni Settanta. Nel film compaiono diversi personaggi  del mondo dello sport: Niccolò Carosio, Alfredo Pigna, Maurizio Barenson, Bruno Pizzul. 

 

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100 film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.

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