Ne Lo chiameremo Andrea, due insegnanti di scuola elementare, Paolo Antonazzi (Nino Manfredi) e la moglie Maria (Mariangela Melato) sono sposati da anni, ma il loro matrimonio non è allietato dalla nascita di un bambino. Maria si dispera e Paolo prende atto della realtà e, filosoficamente, si affida al destino. Lei vorrebbe farsi fecondare da Carlo Alberto Spadacci (Donato Di Sepio), un muscoloso collega che insegna nel loro stesso istituto ma Paolo non è d’accordo e lei, disperata, tenta il suicidio. La coppia vola in Svizzera per degli accertamenti e Paolo ha la conferma che è sano come un pesce. Maria è sempre più avvilita e, mentre Paolo la spinge ad adottare un bambino, si scopre che è incinta. Paolo non sta più nei suoi panni ed amici e colleghi si congratulano con i futuri genitori. Ma è una gravidanza isterica e, quando Maria lo scopre, non ha il coraggio di comunicare al marito la verità e si rivolge ad una fattucchiera che le dà un filtro d’amore e le dice che deve fare l’amore in una notte di luna piena. Ma il rimedio afrodisiaco è bevuto, per sbaglio, da un loro collega che, preso da un fremito erotico, inizia a tastare la moglie e le altre donne che gli sono accanto. La stessa notte Paolo e Maria si amano egualmente certi che il tanto desiderato bambino arriverà.
Il punto più basso della premiata fortunata collaborazione tra De Sica e Zavattini che impaginano una storia imbarazzante per la banale fragilità del testo e per la sua resa visiva. La vicenda è poco ispirata e non convincono i riferimenti alla crisi della coppia borghese, alle preoccupazioni legate al futuro dell’umanità e gli attacchi contro l’inarrestabile inquinamento (un cementificio sputa notte e giorno della polvere che impedisce ad alunni e ad insegnanti di respirare). Maria appare come un’insopportabile nevrotica che domina, bacchetta e condiziona suo marito, un uomo fin troppo passivo e remissivo. Il dolore della coppia per il mancato arrivo di un bebé è lasciato sullo sfondo ed il tono fin troppo leggero e scanzonato della pellicola finisce per banalizzare ancora di più il loro dramma. Insopportabile la colonna sonora.
Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume “Fermi tutti sono incinta” di Ignazio Senatore, edito da Falsopiano
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