I racconti del cuscino (The pillow book) di Peter Greenaway – GB – 1995 – Durata 126’- V.M 14

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Kyoto, anni `70. Nel giorno del compleanno della piccola Nagiko Kiohara (Vivian Wu), mentre la zia le legge alcuni brani tratti dall‘antico volume I racconti del cuscino, scritti dalla cortigiana Sei Shonagon nel XI secolo, il padre (Hen Ogata), esperto calligrafo, le dipinge, in senso augurale, il suo nome sul viso. Da quel giorno Nagiko conserva un piacevole ricordo di quell’esperienza e si eccita nel farsi dipingere delle frasi sul proprio corpo. Ad Hong Kong incontra Jerome (Ewan Mc Gregor), un inglese che la convince a ribaltare i ruoli e le offre il proprio corpo come una superficie su cui disegnare.  Per Nagiko è la scoperta di una nuova frontiera erotica che la spinge a dipingere sui suoi amanti un poema erotico diviso in tredici capitoli che vende ad un editore (Yoshi Oida), amante di Jerome, di cui, sul finale, si vendicherà, con  fredda lucidità.

Dotata di un’eleganza e di una raffinatezza senza pari, la pellicola rischia di apparire un esercizio un po’ troppo estetizzante, ma è, stilisticamente, una festa per gli occhi. Il regista fa un uso smodato dello split screen e sullo schermo sfilano, contemporaneamente, più immagini che compongono dei percorsi visivi paralleli. Il film mette in scena la perversione della giovane protagonista che si eccita nello scrivere sul corpo dei suoi amanti che sceglie in base alla levigatezza della loro pelle In un passaggio del film, lei stessa, confessa: “In ricordo di mio padre ero decisa a trovarmi degli amanti che mi facessero ricordare i piaceri della calligrafia. Non potevo essere sicura di cosa fosse più importante; un calligrafo mediocre che fosse un buon amante o un’amante eccezionale che fosse un pessimo calligrafo.” Greeneway, per rende ancora più torpida la vicenda, lascia trapelare che il padre di Nagiko, per pubblicare i suoi scritti, era diventato l’amante dell’editore e regala un tocco tragico alla vicenda con il suicidio di Jerome. Splendida la fotografia di Sacha Vierny. Ammalianti le musiche di Brian Eno.