Per lo speciale del N 233 della Rivista Segnocinema è stato chiesto a noi collaboratori di raccontare un’immagine, impressa nella nostra memoria di spettatore, che rimandasse alla “strada”
Ecco il mio commento:
Le strade (forse) non attirerebbero l’attenzione dello spettatore, se non fossero attraversate da corpi. Più che quello di Pina (Anna Magnani), falcidiato dai colpi dei tedeschi, in “Roma città aperta” o quello di Mike (River Phoenix), il narcolettico di “Belli e dannati”, a folgorarmi è quello di Maria (Teresa Saponangelo), nel film “Il buco in testa” di Antonio Capuano. Verso le ultime battute del film, lei si sdraia ai bordi del marciapiede nel punto dove il padre poliziotto fu ucciso a Milano, nel maggio 1977, per un colpo di pistola sparato da un militante di Autonomia Operaia, nel corso degli scontri con le forze dell’ordine. Sapientemente, Capuano non mostra il volto sofferente di Maria, ma la riprende di spalle mentre, con il dolore che le esplode in petto, cerca di ricongiungersi idealmente con il padre. Il regista non punta né ad una scena madre, né al melodramma; semplicemente mostra Maria che s’illude che una strada fredda e gelida le possa restituire il calore di un padre che non ha mai conosciuto ucciso prima ancora che lei nascesse.
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