Farinelli voce regina (Farinelli) di Gérard Corbiau – Francia –Italia – Belgio – 1994 – Durata 110’

24 Febbraio 2022 | Di Ignazio Senatore

Primi anni del 700. Napoli. Grazie al maestro Nicola Antonio Porpora (Omero Antonutti), il piccolo Carlo, un castrato, affina sempre più la sua celestiale e purissima voce da soprano. Passano gli anni e Carlo (Stefano Dionisi), ribattezzato “Farinelli”, acclamato dovunque, canta le composizioni scritte dal fratello Riccardo (Enrico Lo Verso). Le donne svengono al suono della sua voce ed è invitato, con il fratello, nelle corti di mezz’Europa.

A Londra la nobiltà diserta il Convent Garden, diretto dal grande compositore Georg Friedrich Haendel (Jeroen Krabbé) ed assiste entusiasta alle sue esibizioni. Haendel disprezza Farinelli e giudica le composizione di Riccardo un’offesa per la musica. Carlo, che nutre una profonda ammirazione per Haendel, va in crisi e rompe il sodalizio con il fratello.

Dopo aver subito, in pubblico, la cocente delusione di veder respinta dalla vedova Margareth Hunter (Caroline Cellier), la richiesta di matrimonio, Farinelli si chiude sempre più in se stesso. A sostenerlo è Alexandra Keene (Elsa Zylberstein), nipote di Margareth, e da sempre innamorato di lui, che lo spinge a cantare un’opera che Hendel, ormai in bolletta, aveva scritto per lui. E’ l’ennesimo trionfo. Riccardo finisce di comporre l’Orfeo, opera musicale, che da anni s’impegnava a scrivere per il fratello, ma Farinelli vive ormai a Madrid e….

Con questo ricco, fastoso e sontuoso biopic su uno dei più grandi castrati del ‘700, Corbiau, già autore nell’88 de “Il maestro di musica”, regala allo spettatore un magnifico affresco di quegli anni. Il film si apre con il suicidio di un castrato che, prima di lanciarsi nel vuoto, mette in guardia Carlo, invitandolo a non seguire la sua infelice sorte.

Il regista vena la narrazione con la dolorosa condizione di Carlo che, pur essendo adorato e osannato dalle fanciulle, è costretto ad accettare, dopo le prime effusioni amorose, che il fratello prenda il suo posto tra le lenzuola.

Per gran parte del film aleggia una sorta di mistero su chi sia stato il responsabile della sua castrazione e, solo sul finale, si scopre che l’autore era stato Riccardo, accecato dall’idea di poter sfruttare la voce del fratello e proporsi poi come suo impresario e compositore.

I costumi e le acconciature di Farinelli (super premiati) sono una favola, al pari della scenografia di Gianni Quaranta. Stefano Dionisi sugli scudi.

Curiosità: Il timbro della voce di Farinelli è stato ottenuto al computer, fondendo la voce del controtenore Derek Lee Ragin con quella del soprano Ewa Malls Godlewska. David di Donatello (1995) migliore costumista (Olga Berlutti, Anne de Laugardiere).

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana

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