Amadeus di Milos Forman – USA – 1984 – Durata 158’

27 Febbraio 2022 | Di Ignazio Senatore

Siamo nel 1823. Antonio Salieri (F. Murray Abraham) è ricoverato nel manicomio di Vienna. Dopo aver tentato il suicidio, ad un sacerdote, rievoca gli anni passati sin quando, da piccolo, dopo aver chiesto a Dio di diventare famoso, gli aveva promesso che lo avrebbe lodato con le sue opere. Pur non essendo dotato di grandissimo talento, molti anni dopo, Salieri diviene l’acclamato musicista di Corte ai tempi di Giuseppe II (Jeffrey Jones).

Ma a Vienna non si fa altro che parlare di Wolfang Amadeus Mozart (Tom Hulce), un giovane musicista che, a nove anni, aveva già composto la sua prima opera. Salieri, avendo compreso la propria mediocrità, per evitare che Mozart possa offuscare la sua fama, logorato dall’invidia, decide di adoperarsi per ostacolarlo in ogni modo e, prova (invano) a sbarrargli la strada che lo porterà a corte.

Divenuto il beniamino dei nobili e delle cortigiane, Amadeus continua a comporre senza sosta le sue opere. Leopold (Roy Dotrice) padre di Mozart, figura autoritaria, che aveva sempre avuto un grande ascendente sul figlio, entra in rotta di collisione con Costanza (Elizabeth Berridge) la giovanissima moglie di Amadeus e, dopo aver vissuto alcuni anni con loro, sceglie di andarsene e, dopo qualche tempo, muore.

Mozart corroso dai sensi di colpa per la sua scomparsa, crolla psicologicamente e Salieri, intuita la sua estrema fragilità emotiva, senza svelare la propria identità, si presenta a casa sua, con una maschera funebre, e gli commissiona, in incognito, una messa da requiem. Quel componimento riattiva inconsapevolmente i fantasmi di Mozart che, giorno dopo giorno, finisce per essere divorato dalla follia…

Nel descrivere la corte della Vienna imperiale, Milos Forman (Taking off, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Valmont, Larry Flint  Oltre lo scandalo…) gioca tutto il film sull’ambivalente comportamento di Salieri, impegnato, da un lato, con tutte le proprie forze ad arrestare l’irresistibile ascesa del rivale e dall’altro, apprezzando ed ammirando le sue composizioni, in qualche modo a sostenerlo.

Il regista ceco non cade nella trappola del biopic osannante e celebrativo ma, all’opposto, descrive Mozart come un compositore istrionico ed infantile, incapace di adeguarsi ad i rigidi e convenzionali protocolli di corte e che, in maniera buffa e plateale, esplode in risate fragorose ad ogni piè sospinto.

Il regista, che s’ispira liberamente alla piece teatrale di Peter Schafer, da molto spazio all’ascolto di alcune delle opere del grande compositore (Il ratto del serraglio, Il matrimonio di Figaro, il Don Giovanni, Il flauto magico, Il Requiem) ma, spogliandole della loro solennità, le immerge in un’atmosfera (eccessivamente?) scherzosa e giocosa.

Grazie all’accurata scenografia ed ai magnifici costumi, Forman regala pagine di grande cinema, ma è soprattutto un maestro nel descrivere la lenta, ma inarrestabile discesa di Mozart nella follia. Tom Hulce è perfetto nei panni di un Mozart burlone, rozzo, eccentrico e scurrile. Magnifico F. Murray Abraham nei panni di Salieri.

Al Festival di Berlino 2002 fu presentata un’edizione restaurata (Director’s Cut) e allungata di oltre 20′. Al grande compositore di Salisburgo la Settima Arte ha dedicato nel 1955 il film “Mozart” di Karl Hartl. Oscar (1984) Miglior film, regia,  attore (F. Murray Abraham) sceneggiatura non originale, scenografia (Patrizia Von Brandestein), costume (Theodor Pistek, Christian Thuri), trucco (Paul Le Blanc, Dick Smith), sonoro (M. Berger, T. Scott, T. Boekelheide). David di Donatello (1985) miglior film straniero, regista straniero (Milos Forman), miglior attore straniero (Tom Hulce).

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana

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