Morire d’amore di André Cayatte – Francia – 1971 – Durata

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Danièle Guènot (Annie Girardot), professoressa di lingue presso il liceo di Rouen, divorziata dal marito e con due figli, è una convinta dissidente e, in piena contestazione sessantottesca, si trova al fianco delle lotte dei suoi studenti. Dopo aver legato con Gèrard Leguen (Bruno Pradal), un alunno di diciassette anni, figlio di un libraio di sinistra, ben presto lo invita a vivere a casa sua. I genitori del ragazzo non vedono di buon occhio la loro relazione ed, invano, chiedono a  Gèrard di troncarla. In un crescendo sempre più surreale i coniugi Leguen impongono al preside della scuola di sospendere la professoressa. Gérard è allontanato e trasferito in un collegio fuori città. Danièle arrestata e tradotta in un carcere femminile e Gérard ricoverato in manicomio. Danièle è condannata a un anno, con la condizionale, per corruzione di minorenne e, poiché non regge la condanna e la lontananza da Gèrard, si suicida.

Cayatte punta sul dramma e s’ispira a l’“affaire Gabrielle Russier”, realmente accaduto in Francia e, sin dalle prime battute, mostra i protagonisti della vicenda come due amanti che, in nome del trionfo dell’amore, lottano per abbattere tabù e convenzioni sociali. In nessun momento del film nessuno dei due prova una mediazione con i loro familiari e con le autorità con i quali vengono, giorno dopo giorno a contatto, ma, si rapportano con loro, a muso duro, sfidandoli in una battaglia che li vedrà necessariamente perdenti.  Danièle non si pone mai per tutto il film il dubbio che una relazione con un minore sia eticamente “immorale” ma si difende con l’alibi che il suo  Gèrard è “un uomo”. Il regista francese non alleggerisce la narrazione ed la tragica decisione della protagonista sembra il naturale epilogo di un ‘amore “impossibile”.