Siamo nel 1973. Il diciassettenne Ian Curtis (Sam Riley) vive a Macclesfield, nei pressi di Manchester. S’innamora di Debbie (Samantha Morton) e, dopo averla frequentata per un po’ le chiede di sposarlo. Sempre più preso dalla musica, fonda una band i Warsaw e si esibisce in pubblico nei localini off della città.
Debbie è incinta e Ian trova lavoro in un’agenzia di collocamento. Ian fonda i Joe Division e, grazie al loro manager Toby Kebbell (Rob Gretton), la band approda nel programma televisivo di Tony Wilson (Craig Parkinson), il talent scout più famoso d’Inghilterra, proprietario di una prestigiosa etichetta musicale.
Raggiunto il successo, grazie al loro personalissimo ed inconfondibile sound, il gruppo è sempre in giro per tournée ed il rapporto tra Ian e Debbie s’incrina sempre più e fino a naufragare definitivamente quando lui incontra la giornalista belga Annik Honoré (Alexandra Maria Lara).
Ma l’epilessia, male che affligge Jan da sempre, è sempre più incalzante e fa capolino anche durante i concerti. La band, al culmine del successo, deve partire per una tournée negli States, ma Ian, roso dai sensi di colpa nei confronti della moglie e della figlioletta, psicologicamente a pezzi…
Corbijn, noto per i videoclip musicali e per il suo doc “Joe Division”, diretto nello stesso anno, s’ispira liberamente al romanzo autobiografico Touching From a Distance di Deborah Woodruff Curtis, moglie di Ian, ed immerge la vicenda in un bianco e nero straniante e melinconico.
Lontano mille miglia dal mostrarci la star “maledetta” che sul palco infiammava i teen-agers del tempo, il regista ci narra uno Ian Curtis intimo e privato e lo descrive come un ragazzo silenzioso, chiuso in se stesso e lo mostra mentre ciondola a casa, gioca con la figlioletta, lavora in un misero ufficio di collocamento e conduce una vita come un normalissimo impiegato.
Non un film sui Joe Division, né su una famosa rock star, quindi, ma su un ventitreenne flagellato dall’epilessia ed incupito e pensieroso per la scelta di essersi sposato troppo giovane.
Il regista è attento nel non calcare la mano sul disagio psicologico del protagonista ed il suo suicidio, (avvenuto quando aveva solo ventitre anni), il giorno prima di partire per il tour in America, imprevedibile ed inatteso, è una vera doccia fredda per lo spettatore.
Sam Riley, somigliante fisicamente a Ian Curtis calibra alla perfezione la sua interpretazione. Il titolo del film fa riferimento ad una delle canzoni più celebri dei Joy Division, “She’s Lost Control“.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.
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