Alla morte del marito, Charlene (Bonnie Bedelia) si trasferisce in un’altra città con i due figli, l’adolescente Milly (Lucy Deakins) ed il piccolo Louis (Fred Savage). Loro vicini di casa zio Ugo (Fred Savage), un vecchio alcolista e suo nipote Eric (Jay Underwood), un adolescente affetto da autismo ed orfano dei genitori, deceduti in un incidente aereo. Milly è sempre più incuriosita da questo strano ragazzo che frequenta la sua stessa scuola e che trascorre il resto della giornata appollaiato sul tetto di casa, agitando le braccia come se stesse sul punto di spiccare il volo. Su suggerimento della materna insegnate Sherman, Milly, si prende cura di lui e mentre gli legge le fiabe e gioca con lui, annota su un diario la sue reazioni. Durante una gita scolastica Milly vuole cogliere una rosa, ma precipita nel vuoto ed è ricoverata in ospedale. Ai medici racconta che Eric, volando, ha evitato che si sfracellasse al suolo, ma nessuno crede alla sua versione. Qualche giorno dopo gli assistenti sociali, preso atto che zio Ugo è sempre ubriaco e che non può prendersi cura di Eric, decidono di ricoverare il ragazzo in un istituto psichiatrico. Eric scappa e si rifugia nella soffitta di casa, dove lo raggiunge Milly. La polizia e gli infermieri sono sulle loro tracce e, mentre è in corso una festa scolastica all’aperto, Eric prende per mano Milly ed i due, sotto lo sguardo incredulo di studenti ed insegnanti, iniziano a volare.
Nick Castle (Hook Capitano uncino, Dennis, la minaccia, Un marito…quasi perfetto…), oscuro cineasta a stelle e strisce, dirige questa favoletta che ha come unico pregio di aver trattato prima di altri la tematica dell’autismo. La pellicola è scadente su un piano stilistico e la visione del film risente ormai chiaramente dell’usura degli anni. Al centro della narrazione la volitiva e tenace Milly, interpretata dalla giovanissima Lucy Deakins, un faccino acqua e sapone che, senza sosta, si impegna per stanare Eric dal suo mutismo.
“Ogni giorno Eric fa un piccolo passo avanti, ogni giorno Eric mi rivela un nuovo segreto, Non so se lui sta assomigliando sempre più a me o io che sto assomigliando sempre a lui, Comunque la diversità comincia a perdere d’importanza.” dichiara nel corso del film. Sarà Milly a svelare alla madre l’insorgenza traumatica della malattia di cui sarebbe affetto Eric:
“Nessuno sa esattamente cosa ha, ma non dice una parola e rifiuta di stare in compagnia. Vorrebbero chiuderlo non so in quale istituto, ma la signora Sherman si oppone e dice che è meglio che stia con lo zio. E’ nella mia classe a scuola. Quando Eric aveva cinque anni i suoi genitori partirono per l’Europa, l’aereo cadde e loro morirono. Nel momento in cui l’aereo precipitava, Eric era solo in camera sua e, prima che gli dicessero cosa era successo, lui si smise a svolazzare. Era come se avesse intuito che i suoi precipitavano e che diventando un aereo, forse, poteva salvarli. E non gli è più passata.”
Messa da parte la fantasiosa origine traumatica della sua patologia, Castle si limita a descrivere Eric come un ragazzo chiuso nel proprio mondo, incapace di relazionare con gli altri compagni di classe, mutacico e con lo sguardo fisso nel vuoto.
Grazie all’affetto di Milly, come prevedibile, si sblocca, e nel corso della vicenda, la chiama per nome, la bacia e sul finale, le confida addirittura di amarla. A fare da sfondo un gruppo di ragazzini che bullizzano il piccolo Louis e degli psichiatri repressivi e custodialisti che ricoverano Eric e lo ingabbiano con delle medioevali camice di forza. Una sdolcinata colonna sonora tappezza tutto il film, rendendolo ancora più indigesto. Da segnalare un cameo di Lousie Flechter, attrice che interpretava la rigida ed inflessibile caposala in Qualcuno volò sul nido del cuculo, qui nei panni della dottoressa Granada. Incomprensibile la scelta di modificare il titolo del film originale che faceva riferimento alla capacità del protagonista di “poter” volare, divenuta in italiano “saper”.
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