Ben (Greg Timmermans), affetto dalla sindrome di Asperger, vive con la madre (Marijke Pinoy) ed il fratellino Jonas. Timido ed impacciato, è vittima di Bogaert (Titus De Voogdt) e Desme (Maarten Claeyssens), due compagni di classe del liceo che lo bullizzano e non lesinano di prenderlo a spintoni e a schiaffoni. Per sfuggire alla dura realtà, Ben trascorre ore a partecipare ad un gioco fantasy di ruolo online, di ambientazione medioevale, chiamato Archlord, dove, con il suo alter ego Ben X, impersona un coraggioso eroe. Riconosciuto dalla community come uno dei concorrenti più agguerriti, da circa un anno, ha una relazione platonica con un’altra giocatrice che si fa chiamare Scarlite (Laura Verlinden).
Un giorno a scuola Bogaert e Desme lo costringono a salire su un banco, lo denudano mentre gli altri compagni di classe lo deridono, lo riprendono con le videocamere dei cellulari e divulgano poi il video su Internet. Ben prova a reagire, prende una sedia, la scaglia contro una finestra ed è condotto dal preside assieme a Bogaert e Desme ma, incredibilmente, il capo dell’istituto non prende provvedimenti nei confronti dei due balordi, né indaga su quanto sia veramente successo in classe.
Sempre più deluso e depresso, Ben scrive a Scarlite e le comunica la volontà di suicidarsi. La ragazza, allarmata, gli risponde che lo raggiungerà l’indomani e gli da appuntamento in stazione. Ben è però vittima di un’altra vile aggressione da parte di Bogaert e Desme, che non solo gli rubano il cellulare, ma gli fanno ingoiare una compressa che contiene delle sostanze stupefacenti.
L’indomani Ben si reca all’appuntamento con Scarlite. I due però non si conoscono; lei gli manda degli sms per indicargli il luogo preciso dell’incontro, Ben non può risponderle e Scarlite, delusa, riprende il treno per Bruxelles. Stanco delle angherie, Ben chiede ai genitori di aiutarlo nel mettere a punto un piano che possa riscattarlo agli occhi dei suoi persecutori.
Il regista, all’esordio, traspone sullo schermo il suo omonimo romanzo, già portato con successo a teatro, e narra una storia disturbante che mostra, senza indugi, le gratuite e vili umiliazioni subite dal protagonista, un ragazzo fragile come il cristallo, che non farebbe male ad una mosca.
Nel corso della narrazione, grazie alla voce off del protagonista, il regista svela la patologia di cui è affetto: “Il dottore dirà sempre le stesse cose; che non sono normale, ma che sono speciale e molto sensibile. (…) All’improvviso capirono cosa fosse, avevo un problema al cervello. Ecco cosa hanno scoperto. Ho la sindrome di Asperger, o l’autismo ha me. E’ una forma di autismo. Il dottore diceva a mamma: “Signora, francamente le devo dire che non sarà facile. Deve ricordare che Ben non è un ritardato, al contrario è molto intelligente, anzi ha un cervello molto sviluppato. Lui ha una percezione davvero straordinaria delle cose e cerca di combattere e lottare ogni giorno per sentirsi normale. Ha senso ad aiutarlo a dissipare l’illusione che possa un giorno vivere come un ragazzo normale? Sono dei vulcani ambulanti e non sappiamo quando eruttano, sono come delle bombe a tempo che giacciono inesplose sottoterra e la reazione avviene molto più spesso della causa. Vedono chiaramente ogni foglia, ma non vedono l’albero.”
Per tutto il film Ben, consapevole di essere il bersaglio preferito degli odiosi, stupidi e violenti Bogaert e Desme, prova, invano, a non incrociarli, ma, incapace di ribellarsi, dopo aver subito le loro angherie, quando rientra a casa, scarica la propria frustrazione lasciandosi andare a pianti dirotti ed a delle crisi pantoclastiche. Il regista, con un montaggio alternato, mescola le sequenze del gioco virtuale con i pensieri di Ben che, quando è vittima dei bulli, immaginando di vestire i panni dell’imbattibile guerriero del videogiochi, cerca, invano, di trovare la forza di reagire e ribellarsi. Il regista non scivola nel pietismo e non rende cupa la narrazione e, con maestria, mette in campo una madre affettuosa ed amorevole che cerca di contenere le angosce del figlio ed una dolce Scarlite che, divenuta la proiezione della parte più forte di Ben, gli suggerisce di non ammazzarsi ma, al contrario, di far leva sui suoi aspetti guerrieri e di dare una bella lezione ai compagni di classe ed ai professori che, quando era in difficoltà, non hanno alzato un dito per difenderlo. Il finale a sorpresa, seppur venato da un certo moralismo, spiazza e commuove.
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