Un ragazzo di Calabria di Luigi Comencini – Italia – 1987 – Durata: 108’

24 Luglio 2022 | Di Ignazio Senatore
Un ragazzo di Calabria di Luigi Comencini – Italia – 1987 – Durata: 108’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Siamo nel 1960. Il tredicenne Mimì (Santo Polimeno), ha una sola passione; correre per i campi che circondano il paesino calabrese dove è nato. Nicola (Diego Abatantuono), ex contadino e guardiano in un ospedale psichiatrico, vorrebbe che frequentasse la scuola e si garantisse un futuro migliore. Felice (Gian Maria Volonté), autista della corriera, crede nelle qualità di Mimì e gli suggerisce come migliorare le prestazioni. Il ragazzo però marina sempre più spesso la scuola e, dopo aver espresso, in un compito in classe, il suo desiderio di diventare maratoneta, è deriso dalla insegnante di italiano che giudica irrealistiche le sue aspirazioni. Mimì si ribella ed è sospeso. Il padre, deluso dal suo comportamento, per dargli una lezione e convincerlo ad abbandonare definitivamente l’idea di correre, per punizione, lo chiude per una notte in una stanza del manicomio. Ma Mimì ha la testa dura e, dopo qualche giorno, partecipa ad una gara di giovani dilettanti. Al primo giro sbaraglia gli avversari ma, essendo inesperto ed incapace di dosare le proprie energie, scoppia, rimane senza fiato ed è costretto ad abbandonare la gara. Ma Nicola non demorde e, per cercare di piegare le strenue resistenze del figlio, gli impone di andare a lavorare in una cava dove sgobbare tutta la giornata. Ma sono alle porte i campionati regionali e Felice, dopo aver espugnato il cuore di Nicola, iscrive Mimì alla gara. Mimì arriva terzo e può partire per le finali nazionali a Roma….

Comencini s’ispira al romanzo di Demetrio Casile e narra la vicenda di un ragazzino calabrese, testardo e cocciuto che, noncurante dei divieti del severo, brusco ed autoritario genitore, va dritto per la sua strada e corona il suo sogno di gareggiare in una competizione che conta. Nella prima parte del film Mimì continua a correre, a piedi scalzi, macinando chilometri dopo chilometri, attirando così le attenzioni di Felice (un grande Gian Maria Volonté), inviso dai paesani perché comunista e “sciancato”. Come Mimì, anche Felice è un sognatore e, avendo intuito che il ragazzino ha stoffa, per spronarlo ad allenarsi senza sosta, gli fa credere di essere stato un ex maratoneta e di aver collezionato vittorie e trionfi.  La prima parte della vicenda è piacevole e lo spettatore non può che non fare il tifo per questo ragazzino che lotta contro tutto e tutti. La vicenda però si avvita troppo su se stessa e le immagini di Mimì che, sudato e trafelato, corre per i campi, sognando di diventare un giorno famoso, sono ripetitive. Il regista, cita Filippide, il mitico ateniese che ha dato vita alla prima maratona e in alcune immagini di repertorio mostra l’etiopico Abebe Bikila, (che correva scalzo) vincitore della medaglia d’oro della maratona alle Olimpiadi di Roma  del 1960.

Per un approfondimento sul tema “Cinema e sport” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.

 

 

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