Matricidi e uxoricidi al cinema

27 Luglio 2023 | Di Ignazio Senatore
Matricidi e uxoricidi al cinema
Articoli di Ignazio Senatore sui rapporti tra Cinema e psiche
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Tralasciamo Oreste, figlio di Agamennone e di Clitennestra che, ritornato a Micene, ammazzò la madre ed il suo amante Egisto. Sotterriamo nell’oblio la vicenda delle Danaidi, le cinquanta figlie di Danao, re d’Egitto che (ad eccezione di Ipermnestra) per ordine del padre, uccisero la notte di nozze ognuna il proprio marito. Che i delitti all’interno delle mura domestiche fossero all’ordine del giorno lo dimostra il dato che i Greci credevano nell’esistenza delle Erinni, divinità infernali alate con i capelli di serpente e delle torce e delle fruste alle mani che si vendicavano di chi uccideva un familiare, torturandolo, con delle terribili visioni, fino a farlo impazzire.

I Romani, fedeli a questa credenza, le denominarono le Furie. Al di là della sua spettacolare carica drammaturgica, il cinema, specchio fedele della realtà, non poteva non mettere in scena i crimini che si compiono all’interno delle mura domestiche.  

Sia dramma, giallo, thriller, poliziesco o noir, i cineasti, nel mostrare il matricidio o l’uxoricidio fanno spesso ricorso a gocce di sudore che imperlano la fronte dell’assassino, a sigarette che sprigionano nuvole di fumo, a lame fiammeggianti che splendono nel buio della notte.

Qualche regista si mostra indulgente e fornisce delle giustificazioni per coloro che, privi di scrupolo e umanità, recidono vite umane;. altri si limitano a mostrare freddamente lo svolgersi degli eventi.

Da un punto di vista stilistico, c’è chi sceglie il fuori campo e, giocando sul contrasto tra luci ed ombre, lascia allo spettatore la possibilità di immaginare lo svolgersi del crimine; altri, prediligono, invece, un tocco più cruento e sanguinolento e filmano, con dei primi piani alternati, il volto allucinato dell’assassino e lo sguardo paralizzato della povera vittima.

Tra i tanti film sul matricidio, ricorderei il disturbante e “folle” “Bad boy bubby”  di Rolf De Heer  (1993) e “Luna rossa”, capolavoro assoluto di Antonio Capuano (2001). Impossibile non citare, a riguardo, “I pugni in tasca”, fulminante film d’esordio di Marco Bellocchio (1965) con Alessandro (Lou Castel) il malsano protagonista che decide, freddamente, di gettare la madre cieca in un dirupo. Non mancano gli uxoricidi che travolgono, spesso, anche i figli di tenera età. In “Un giorno perfetto” di Ferzan Ozpetek (2008), Antonio (Valerio Mastandrea) elimina l’intera famigliola perché non tollera l’abbandono della moglie Emma (Isabella Ferrari); ne “L’avversario” di Nicole Garcia (2002), Jean Marc, (Daniel Auteiul), compie una strage, dopo che il castello di menzogne da lui messo in piedi per anni è stato scoperto dalla moglie e dai familiari. Chiude il cerchio “Star 80” di Bob Fosse (1983) che mostra la povera Dorothy (Mariel Hemingway) uccisa da Paul, il marito geloso.

Articolo pubblicato sulla Rivista Il Corace – Luglio 2023

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