Dio è donna e si chiama Petrunya di Teona Strugar Mitevska – Macedonia, Slovenia, Croazia, Francia, Belgio – 2019

20 Ottobre 2023 | Di Ignazio Senatore

Štip. Macedonia. Petrunya (Zorica Nusheva), trentaduenne, laureata in Storia e alla vana ricerca del lavoro, vive in casa con una madre (Violeta Shapkovska) dispotica e svalutante, e un padre affettuoso, ma periferico.

Petrunya è reduce dall’ennesimo e fallimentare colloquio di lavoro. Uno squallido titolare di una piccola fabbrichetta tessile, senza troppi giri di parole, pochi minuti prima le aveva comunicato che non l’avrebbe assunta, perché era in sovrappeso, poco curata nell’aspetto e sessualmente indesiderabile.

Tornando a casa, Petrunya assiste, per caso, alla cerimonia dell’Epifania ortodossa che si svolge ogni anno in città.

La tradizione impone che il sacerdote lanci un crocefisso di legno nel fiume e che gli uomini debbano recuperarlo; chi ci riuscirà, avrà fortuna e prosperità per tutto l’anno.

Senza pensarci su troppo, Petrunya si getta nell’acqua gelida e, anticipando tutti, agguanta la croce, scatenando dapprima lo sbigottimento, poi le vibrate proteste dei presenti che, infuriati, gridano allo scandalo, perché il rito sacro non ammette che le donne possano parteciparvi.

Milan (Simeon Moni Damevski), l’ispettore capo, e il prete (Suad Begovski), la trattengono nella stazione di polizia, l’invitano a tornare sui propri passi e a restituire la croce.

Decisa a non arrendersi, Petrunya tiene in scacco l’ispettore capo e il prete, che non riescono a trovare uno straccio di argomentazioni per inchiodarla.

Consapevole di non aver commesso alcun reato, Petrunya risponde, con calma, alle domande ma, pur non essendo in stato di arresto, comprende che non le è permesso di tornare a casa.

Trascorrono le ore; il prete si rivolge a lei, con dei toni sempre più aspri e ostili, mentre degli scalmanati, la offendono pesantemente per il suo gesto “sacrilego”, considerato una blasfema profanazione e minacciano di fare irruzione nei locali della polizia per riprendersi il crocefisso.

Slavica (Labina Mitevska), una giornalista con il fiuto della notizia, scopre un video amatoriale, diventato virale su Internet, che ritrae Petrunya mentre agguanta il crocefisso e, intuendo lo scoop, anche a rischio di  perdere il proprio lavoro, pur di raccontare in diretta la vicenda, con l’aiuto di Boykan (Xhevdet Jahari), il fido cameramen, filma alcune scene fuori il commissariato e intervista i genitori di Petrunya …

La regista traspone sul grande schermo un fatto di cronaca realmente accaduto nel 2014, e pone un gustoso interrogativo; può un semplice gesto dare una spallata alla Chiesa e alla società schierata a difesa di anacronistiche e patriarcali credenze di stampo maschilista?

Teona Strugar Mitevska non sposa i toni del film militante e, con garbo, intelligenza e leggerezza, descrive Petrunya come una persona semplice e senza grilli per la testa, che non vuole cambiare il mondo e ha, come unico sogno, quello di lavorare e tenere a distanza una madre asfissiante e castrante con la quale ha un rapporto conflittuale.

Nel corso del film, comprende che è stata travolta da una storia più grande di lei, ma non si ritrae, non si defila, e senza fare proclami, comprende che deve condurre la sua battaglia fino in fondo.

Con l’ingresso in campo della giornalista, la regista però rende ancora più grottesca la vicenda e sottolinea ancora più l’insensatezza di tutta la vicenda, figlia solo dell’arcaica arretratezza culturale.

La vicenda è ambientata quasi completamente negli spogli e disadorni locali della polizia ed è diretta con stile asciutto e mano ferma da una regista che mescola, alla perfezione, dramma, commedia e denuncia sociale.

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