In una gita a Roma, il barbiere Marino Balestrini (Nino Manfredi) incontra Marisa Di Giovanni (Pamela Tiffin). E’ il classico colpo di fulmine e lui si trasferisce a Sacrofante, un paesino delle Marche, dove lei vive.
I loro cuori s’infiammano, ma il padre di Marisa si oppone al loro matrimonio e i due decidono di suicidarsi, sdraiandosi sui binari di una ferrovia.
Cacciati dall’infuriato macchinista del treno, abbandonate le fantasie autodistruttive, qualche mese dopo, grazie alla morte del papà di lei, Marino e Marisa sono sul punto di coronare il loro sogno d’amore.
Adelaide (Moira Orfei), la padrone della pensione dove alloggia Marino, gli ronza sempre più intorno e, indispettita dai suoi rifiuti, si vendica, insinuando in lui il dubbio che Marisa aveva una relazione con Guido Scortichini (Samson Burke), il bellimbusto del paese.
Delusa, Marisa parte per Roma e fa perdere le proprie tracce. Marino cerca in tutti i modi di scoprire dove alloggia ma, dopo mille infruttuosi tentativi, disperato, si getta nel Tevere.
Marisa legge la notizia pubblicata da un giornale e va a trovarlo in ospedale e gli svela che ha sposato il tenero Umberto Ciceri (Ugo Tognazzi), un sarto divenuto sordomuto a seguito di uno scoppio. In entrmbi cov il fuoco dell pssione e i due innamorati, avendo compreso che non possono vivere separati, decidono di eliminare Umberto, facendo saltare in aria la stufa a kerosene. Grazie all’esplosione Umberto riaqista la voce e udito ma, fedele a un voto che aveva fatto anni prima, diventa frate di un ordine religioso votato al silenzio.
Risi dirige una delle sue commedie più riuscite e esilaranti che deve il suo punto di forza nei due personaggi, caratterizzati da una disarmante ingenuità, nei dialoghi sgrammaticati, conditi da colorite espressioni dialettali e nelle divertentissime citazioni delle canzonette in voga in quegli anni, (su tutte
L’immensità di Don Backy), ritenute dall’ingenuo e illetterato Marino citazioni “alte”.Il finale è scoppiettante e le battute dello stralunato e Manfredi non mancano. la Tiffin, nei panni della dolce e ingenua Marisa (che si commuove vedendo Il dottor Zivago), è una piacevolissima sorpresa.
Tognazzi (con una parrucca biondo rossiccia che ricorda Harpo Marx) é uno spasso nei panni del gioioso e ingenuo sarto sordomuto che, per prenotare per telefono un caffè, per farsi comprendere dal cameriere, fischietta, utilizzando un linguaggio mutuato dal servizio militare.
Il titolo fa riferimento a dei versi della celebre canzone Creola composta nel ’26 da Luigi Miaglia, in arte Ripp. Marisa Sannia canta Io ti sento di Trovajoli.
Per un approfondimento sulla filmografia di Ugo Tognazzi, si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Ugo Tognazzi”, edito da Gremese (2021), corredato da 800 foto, dall’antologia della critica e dai commenti di attori e attrici, e registi che hanno lavorato con lui.
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