Sylvia di Christine Jeffs – G.B – 2003 – Durata 110’

Anno 1956. Cambridge. Ad una festa Sylvia Plath (Gwyneth Paltrow), giovane poetessa, con qualche tentativo suicidario alle spalle, incontra il poeta Ted Hughes (Daniel Craig).

I due si piacciono, si frequentano, si sposano. Lui ha già acquisito una certa notorietà con il romanzo Falco nella notte, lei, invece, pubblica una raccolta di poesie accolta con recensioni favorevoli e qualche critica.

Nel ‘60 Sylvia insegna in una scuola, deve badare alla bambina e non ha più tempo per scrivere; lui, invece, ama la bella vita, la tradisce con giovani e belle aspiranti poetesse e rientra a casa sempre più tardi.

Nel ’62 la coppia si trasferisce in campagna a Devon dove nasce il secondo bambino. Ted non sopporta collare e legacci e, pur consapevole della fragilità emotiva di Sylvia, s’innamora di una bella mora, trascurando così moglie e bambini.

I due si separano e Sylvia, dopo essere crollata psicologicamente, riprende, con lena, a scrivere. Ted gironzola nuovamente intorno a Sylvia e le confessa che attende un bambino dall’altra donna. Alla notizia Sylvia non regge e….

In punta di piedi, Christine Jeffs (Rain, Sunshine clearing…) narra la tormentata esistenza di una delle poetesse più sensibili del Novecento e, nella prima parte, la descrive come una donna che, grazie all’incontro con Ted, mette alle spalle i fantasmi dell’infelice passato.

Nel corso della vicenda, Sylvia prova a stringere i denti, ad ingoiare i tradimenti del marito e, finanche le aspre recensioni dei critici, ma la sua discesa verso l’inferno è inarrestabile e Jeffs, senza spingere l’acceleratore sul dramma, mostra, con delicatezza, gli ultimi tragici momenti della protagonista.

Perfetta l’ambientazione del mondo letterario inglese di quegli anni.