L’affittacamere di Mariano Laurenti – Italia –1976 – Durata 100’ – V.M 18

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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La contessa Mainardi, accanita scommettitrice, suggerisce a Giorgia (Gloria Guida) di puntare su un cavallo. La nipotina scommette sul puledro sbagliato e, quando la contessa scopre di aver perso così una ricca vincita, per il dolore, muore sul colpo.

Dalla lettura del testamento, Giorgia e la sorella Angela (Fran Fullenwider) scoprono di aver ereditato un gran casale, fuori Bologna che entrambe, in un baleno, trasformano nella “Pensione Paradiso”.

Giorgia, la più spigliata e sveglia delle sorelle, si occupa della pubblicità e fa stampare dei depliant ammiccanti che lasciano credere ai possibili clienti che la pensione sia un luogo ideale per chi è a caccia di avventure galanti.

Non paga, nei panni di un’autostoppista, fa gli occhi dolci ai possibili clienti, lasciando credere che, se prenotano una stanza, è disponibile per degli incontri amorosi. Ospiti assidui della pensione diventano un avvocato di grido (Giancarlo Dettori), un noto chirurgo (Luciano Salce) e un onorevole (Vittorio Caprioli).

In verità, con astuzia, Giorgia promette a tutti i baldi maschietti di concedersi, ma li tiene sulla corda così continua a guadagnare.

Il giudice Damiani (Adolfo Celi)., severissimo custode della morale pubblica, convinto che sia un ritrovo di perdizione, fa irruzione nella pensione, ma scopre che in una delle stanze, c’è la moglie Rosaria (Marilda Donà) con Anselmo (Giuseppe Pambieri), l’amante.

Ma anche la moglie (Giuliana Calandra) del noto chirurgo vuole vederci chiaro e piomba nella pensione. Per evitare lo scandalo, i galletti, rimasti all’asciutto, fingono di festeggiare l’acquisto della pensione per mano del luminare.

Angela sposa Lilino (Lino Banfi), il suo spasimante, che ha ereditato una villa in Puglia. Le sorelle trasformeranno anche quella in una pensione.

Commedia basata sugli equivoci che ha, naturalmente, come punto di forza la splendida Gloria Guida, in stato di grazia.

Laurenti, veterano delle commedie sexy, le affianca come contro-altare l’abbondante Angela, sorellona sonnambula che, di notte, s’aggira per le stanze dell’albergo con degli strani copricapi e, in preda a dei fremiti erotici, vuole accoppiarsi con i malcapitati ospiti.

A strappare gli applausi, però, è Vittorio Caprioli nei panni di un onorevole che, costretto a firmare ogni giorno, decine di delibere, ha sviluppato una perversione; quella di apporre la propria firma sui corpi femminili.

A soddisfare le sue strane voglie sarà Giorgia, che si diverte ad accontentarlo. Strappa qualche sorriso Lino Banfi, nei panni dell’affamato fidanzato di Angela e, soprattutto Enzo Cannavale, nel ruolo di Pasquale Esposito, maresciallo dei carabinieri, in compagnia di Gennarino, il suo inseparabile cane antidroga.

Nel cast Vincenzo Crocitti, nei panni di un paziente del luminare che, invece, di operarlo di appendicite, gli taglia i testicoli. A rendere ancora più gradevole la pellicola, popolata da attori di razza, Adolfo Celi che ritorna alle commedie sexy dopo Le piacevoli notti di Armando Crispino e Luciano Lucignani (1966); Salce, già diretto da Laurenti in Mazzabubù, quante corna stanno quaggiù (1971), nello stesso anno, si consacra al genere interpretando Homo eroticus e Il prete sposato per la regia di Marco Vicario; Dettori, nello stesso anno intrepreta, invece, La pretora di Lucio Fulci al fianco della giunonica Fenech.

A completare il cast, Giuseppe Pambieri, che aveva già esordito l’anno precedente ne La liceale di Michele Massimo Tarantini.

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “La commedia sexy alla napoletana Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli Carlo Giuffrè”, edito da Il Foglio Letterario – 2024