30Anno 1792. Spagna. Il celebre pittore Francisco Goya (Stellan Skarsgård), nominato pittore di Corte, è autore di numerosi ritratti che raffigurano non solo la regina e il potente Lorenzo Casamares (Javier Bardem), un influente monaco domenicano del Sant’Uffizio, ma anche giovani donne, come la bellissima Inés Bilbatua (Natalie Portman), figlia di un mercante molto ricco.
La ragazza, discendente di una bisnonna che nel ‘600 si era convertita dall’ebraismo al cattolicesimo, si reca in una taverna con degli amici e, per essersi rifiutata di mangiare carne di maiale, è accusata dal Tribunale dell’Inquisizione di essere una giudea.
Incarcerata, e messa sotto tortura, confessa una colpa mai commessa ed attende di essere processata. Tomàs (José Luis Gómez), il padre della ragazza, chiede a Goya di intercedere in favore della figlia presso il potente Casamares e, per ingraziarselo, si dichiara disponibile a sostenere, a sue spese, il restauro del Convento di San Thomas.
Tomàs invita a cena il potente prelato e, dopo averlo schernito, per dimostrargli che sotto tortura ogni persona confesserebbe qualsiasi peccato, lo sottopone al supplizio della corda e lo costringe a firmare un documento nel quale dichiara di essere una scimmia e di essere contrario alla Santa Inquisizione.
Per questa sua “confessione”, Casamares è messo al bando e il suo ritratto, dipinto da Goya, bruciato nella pubblica piazza. Quindici anni dopo Napoleone Bonaparte dichiara l’Inquisizione spagnola abolita, le sue proprietà confiscate e i suoi prigionieri messi in libertà.
Ines è scarcerata, ma è smagrita, malnutrita e con la mente corrosa dalla follia. A Goya, divenuto ormai sordo, confessa di aver dato alla luce, mentre era in prigione, una bambina.
Il pittore, si rivolge allora a Casamares che, dopo essersi rifugiato in Francia, aveva sposato la causa della Rivoluzione francese e divenuto un influente funzionario dell’esercito napoleonico in Spagna. Goya si batte per ritrovare la ragazza, una splendida ragazza di nome Alicia (Natalie Portman) che somiglia alla madre come una goccia d’acqua ma …
Più che un biopic sul grande pittore spagnolo, al regista cecoslovacco (Hair, Ragtime, Amadeus…) interessa impaginare un affresco cupo e disperato degli anni della fine del ‘700, funestati dalla ferocia cieca della Santa Inquisizione e attraversati da un clima d’intolleranza e di bieco oscurantismo, metafora, probabilmente, degli anni cupi del comunismo imperante un tempo nei paesi dell’Est.
Goya è descritto come un pittore di corte, scaltro, intelligente e dotato di una tagliente d’ironia. Infatti, pur essendo autore di alcune incisioni, considerate oscene, che irritano gli ottusi componenti del Tribunale del’Inquisizione, riesce, grazie alle sue doti diplomatiche, a non farsi processare ed a godersi lusso e privilegi. ù
Purtroppo Forman lascia la sua produzione pittorica sullo sfondo ma, seppur di sfuggita, ci mostra alcuni dei suoi capolavori come Il 3 maggio 1808.
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