E morì con un felafel in mano di Richard Lowenstein – Australia, Italia – 2001- Durata 107’

8 Settembre 2024 | Di Ignazio Senatore
E morì con un felafel in mano di Richard Lowenstein – Australia, Italia – 2001- Durata 107’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Brisbane, Australia. Danny Noah Taylor), giovane spiantato ed aspirante scrittore, trascorre le giornate in un bar scalcinato, frequentato da Flip (Brett Stewart), Taylor (Alex Menglet), la dolcissima Nina (Sophie Lee), la squinternata Anya (Romane Bohringer) e un altro paio di sfaccendati.

Dei brutti ceffi vogliono che Danny paghi gli affitti arretrati del suo appartamento e lui, per cercare di ripianare il debito accumulato, butta giù, con la fedele macchina da scrivere, un racconto fantastico che è pubblicato da Penthouse.

Taylor, intanto, ne combina un’altra delle sue e, dopo aver rubato la carta di credito d Danny, spende una fortuna in un bordello tra champagne e prostitute.

In casa è un via vai di nuovi inquilini e qualche svitato, in occasione del solstizio d’inverno, organizza una cerimonia pagana che termina con la distruzione dell’appartamento.

A Danny non resta che scappar via e trasferirsi a Melbourne, ma dei poliziotti corrotti, legati a filo doppio con i creditori, gli stanno alle costole. Ma le sue disavventure non finiscono qui…

Richard Lowenstein (Strikebound…) s’ispira all’omonimo romanzo di John Birminghan e dirige una commedia minimalista, dissacrante e divertente, volutamente eccessiva e sopra le righe, dai dialoghi spiritosi e surreali.

Il film parte da un flashback e mostra Danny che scopre Flip, seduto su un divano di fronte alla televisione, morto per overdose, con un felafel in mano. Abile nel raccontare storielle assurde (ad una funzionaria che gli sta alle calcagna e che vuole riscuotere il debito accumulato dichiara di chiamarsi Fedor Dostoevskij), nonostante le vicissitudini che lo travolgono, non si danna per risolverle e continua a favoleggiare di alieni che atterrano sulla terra o di un uomo che, a furia di masturbarsi, s’innamora della propria mano.

Il campionario di amici non gli è da meno; un omosessuale isterico, un tossicomane perennemente sballato, un’attricetta egocentrica e alla ricerca di attenzione, una lesbica in crisi e un grassone teledipendente.

Nelle ultime battute del film, sconfortato, Danny getta in mare l’inseparabile macchina da scrivere ma, nell’happy end, supportato dalla tenera Nina, ritrova la fiducia nella capacità creativa.

Non mancano le citazioni cinefiliche (su tutte Solaris di Tarkovskij e Le Iene di Tarantino). Vibrante la colonna sonora.

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