Parigi, 1964. Il celebre pittore e scultore svizzero Alberto Giacometti (Geoffrey Rush) incontra James Lord (Armie Hammer), amico e critico d’arte newyorkese, e decide di fargli un ritratto.
L’idea iniziale è quella di dedicare alla creazione del dipinto solo un paio di giorni, ma Giacometti è un perfezionista e, se non dipinge un capolavoro, non è soddisfatto.
Lord, sempre più incuriosito dall’idea di vedere come si realizza un’opera d’arte, rimanda più volte la partenza per New York, ma i giorni si susseguono dietro l’altro e scopre che il pittore, di tanto in tanto, se non è soddisfatto dell’opera, cancella quello che ha appena dipinto.
L’artista, poi, non solo ha l’abitudine, di tanto in tanto, di urlare contro la tela, ma, dopo aver dato qualche pennellata, dimentico del quadro, va a cena, passeggia tranquillo per la cittadina e ride e scherza con Caroline (Clémence Poésy), una prostituta e modella, diventata la sua amante, scatenando così le ire della moglie Annette (Sylvie Testud).
3Lord deve rientrare a New York, ma è roso dalla curiosità di vedere il ritratto completato. E’ il diciottesimo giorno e lui continua, pazientemente, a posare per ore. Il dipinto vedrà mai la luce?
Tucci (Big night, Gli imbroglioni…) regala il ritratto di uno degli esponenti più rappresentativi della rivoluzione artistica e culturale del Novecento europeo e s’ispira al romanzo autobiografico di James Lord Un ritratto di Giacometti.
Più che un biopic sul pittore-scultore, al regista americano interessa mostrare la complessità della genesi di un’opera d’arte. Non a caso ambienta quasi la totalità del film nello studio di Giacometti e lo raffigura come un artista, mai superficiale, pieno di dubbi e capace di fare e disfare mille volte lo stesso dipinto, pur di inseguire, testardamente, una propria idea di perfezione e bellezza.
Tucci lo descrive come un pittore che lavora contemporaneamente a diverse opere e prima di ritrarre l’amico, lo mostra alle prese con la creazione di una delle sue sculture e, successivamente, mentre dipinge un altro quadro, utilizzando come modella l’amata Carolina.
Eccentrico, bizzarro (custodisce i soldi in casa, non fidandosi delle banche), disattento (brucia per errore dei disegni credendoli inadatti per delle litografie), non può che suscitare la simpatia dello spettatore.
Geoffrey Rush insuperabile. Inutile e confusivo il titolo nela versione italiana che rimanda ad un’inesistente amicizia tra i due protagonisti.
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