La tranquillità di Saint-Robin è sconvolta da un anonimo che, firmandosi “il corvo”, spedisce ai professionisti e alle personalità più in vista della cittadina delle lettere al vetriolo nelle quali afferma che sono traditi dalle mogli e truffati dai loro collaboratori.
Al centro dei pettegolezzi c’è soprattutto il dottor Rémy Germain (Pierre Fresnay), apprezzato ginecologo, accusato di procurare, a scopo di lucro, aborti illegali e di essere l’amante di Laura Vorzet (Micheline Francey), giovane moglie del dottor Vorzet (Pierre Larquey), un valente ed anziano psichiatra, appassionato di grafologia.
Ma il distaccato e flemmatico dottor Germain ha, invece, una bollente relazione con l’inquieta e disinibita Denise Saillens (Ginette Leclerc), sorella di Laura.
La situazione precipita quando un paziente riceve una lettera anonima nella quale, mentendogli, gli si rivela che è affetto da un male incurabile.
Disperato, l’uomo si suicida, tagliandosi la gola con un rasoio. Marie Corbin (Héléna Manson), infermiera della clinica e cognata di Vorzet, è accusata, ingiustamente, di essere “il corvo”.
Le lettere denigratorie però continuano a fioccare e allora Germain decide di smascherare il colpevole.
Capolavoro noir del cinema francese che punta ferocemente il dito sull’ipocrisia, la perfidia e l’invidia che regna nella piccola borghesia che popola i piccoli centri.
Ispirato a un caso realmente accaduto nel 1917 a Tulle, scatenò in patria (al tempo occupato dai nazisti) critiche feroci e fu accusato di essere “antifrancese” perché fu utilizzato dai tedeschi come testimonianza della decadenza del popolo transalpino.
Il film, infatti, dopo la Liberazione, fu poi proibito in Francia e il regista fu interdetto per sei mesi dal lavoro.
Polemiche strumentali a parte, Clouzot impagina un film che, nella prima parte, sposa i toni grotteschi e le numerose lettere spedite da “il corvo” ai notabili della città sembrano avere quasi il segno di una beffa.
Quando poi, nel corso del film, tutti si trasformano in delatori (metafora del collaborazionismo con i tedeschi?) e la città è invasa da sprezzanti lettere anonime, piene di calunnie e maldicenze, il film diventa cupo e drammatico. Clouzot (L’assassino abita al 21, I diabolici, Legittima difesa, La verità…) vira nel thriller e svela, solo nelle ultimissime battute, chi ha orchestrato gli infami pettegolezzi.
Con maestria, il regista mette in campo dei personaggi, a loro modo, infelici.
Germain, sul finale, confessa di essere un valente chirurgo parigino che si era trasferito in quella cittadina, dopo che un ginecologo aveva fatto morire di parto la moglie e il bambino.
Denise, si concede a diversi uomini per affrancarsi dalla zoppia che ha deturpato la sua bellezza.
Vorzet assume da anni della morfina che l’ex fidanzata Marie Corbin sottrae per lui dall’ospedale.
Laura sogna, invece, il grande amore ed è invaghita, segretamente, di Germain.
Ripreso da Otto Preminger nel film La penna rossa (1951).
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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