Il diavolo in corpo (Le diable au corps) di Claude Autant-Lara – 1946- B/N

12 Ottobre 2024 | Di Ignazio Senatore
Il diavolo in corpo (Le diable au corps) di Claude Autant-Lara – 1946- B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Anno 1948. Marthe Grangier (Micheline Presle), giovane infermiera in un ospedale militare, nei dintorni di Parigi, incontra François (Gérard Philipe), un liceale diciassettenne.

I due si piacciono, lui la segue in una gita a Parigi e, dopo aver venduto la propria collezione di francobolli, ha il denaro per offrirle un pranzo con i fiocchi.

Cupido lancia le frecce, ma lei è promessa sposa a Jacques Lacombe (Michel François), un ufficiale al fronte che, di tanto in tanto, fa ritorno a casa.

La madre di Marthe è un vero gendarme e costringe la figlia a sposare Jacques, che parte nuovamente per il fronte. François e Marthe, dopo essersi persi di vista, si rivedono e il loro amore, appassionato e travolgente, sboccia nuovamente.

I due sfidano ogni convenzione sociale e lei, noncurante di essere considerata una peccatrice e una spregevole adultera, si mostra in pubblico al fianco del giovane amante. Marthe rimane incinta, ma la guerra è agli sgoccioli ed è proclamato l’armistizio.

Lei prende il treno per far nascere il bambino in Bretagna, ma François la raggiunge e…

 

Tratto dall’omonimo e struggente romanzo di Raymond Radiguet, pubblicato nel 1921, il film, all’epoca, fece scalpore quando usci nelle sale, perché mostrava una donna sposata che tradiva con un minorenne il marito, un valoroso soldato impegnato al fronte per difendere la Patria.

Il regista, grande artigiano della macchina da presa, punta sul divo Philippe, allora ventiquattrenne, e su Micheline Presle, dal faccino pulito e avvolge la vicenda di un tono mesto e melanconico.

Alla sfrenata passione e alla vitalità che divora i due amanti (il titolo del film è di per sé già evocativo della febbre che li divora) Autant-Lara contrappone l’orrore e la morte (fuori campo) della guerra.

La scena clou è sul finale; mentre tutti festeggiano la fine della guerra, il regista punta la macchina da presa sul volto impietrito dei due amanti che, in quel momento, comprendono che la loro storia d’amore, con il ritorno di Jacques, è ormai al capolinea.

Il regista lascia che il melodramma si dipani da un lungo flashback e si apre, melanconicamente, con la popolazione che festeggia e François, che assiste di nascosto e da lontano, ai funerali dell’amata, morta di parto.

Il film, inizialmente con il divieto ai minori, fu bloccato in Italia dalla censura e rimesso in circolazione solo nel ’63.

Nel cast Jacques Tati nei panni di un soldato. Nastro d’Argento miglior film straniero.

Remake nel 1986 dell’esordiente regista australiano Scott Murray, che sposta la vicenda dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale e di Marco Bellocchio (1986).

Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024

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