Incantesimo napoletano di Paolo Genovese, Luca Miniero – Italia -2000

30 Novembre 2024 | Di Ignazio Senatore

Napoli. Gianni (Gianni Ferreri) è un pescatore sposato con Patrizia (Marina Confalone) e la loro unione é allietata dalla nascita di Assuntina.

Ben presto il lieto evento si tramuta però in una fonte di angoscia e preoccupazione. La piccola, infatti, parla con accento milanese e le sue prime parole sono “mami” e “papi”. 

Per evitare lo scandalo, i genitori tengono alla larga amici e parenti e le impediscono di frequentare la scuola.

Ad aggravare la situazione la consapevolezza che Assuntina non ama la pastiera, ma il panettone, non gradisce il ragù, l’impepata di cozze, e i capitoni e adora il risotto allo zafferano.

Passano gli anni e Gianni, sempre più depresso e avvilito, si confida con l’inseparabile Tonino (Tonino Taiuti), che gli suggerisce di rivolgersi ad un illustre foniatra.

La cura non ha effetto e allora Gianni registra su un nastro magnetico delle frasi in napoletano che la piccola deve ascoltare e ripetere ogni giorno ad alta voce.

Mai domo, in compagnia del fido Tonino, conduce  la figlia al largo su una barca e la benedice con l’acqua di mare del golfo di Napoli.

Falliti i tentativi precedenti, sempre più esasperato, Gianni si gioca l’ultima carta e spedisce la figlia dai parenti di Torre Annunziata che non spiccicano nemmeno una parola in italiano e parlano un dialetto napoletano strettissimo.

Assuntina ritorna a casa anni dopo; non solo parla ancora con accento milanese, ma è incinta e non sa neppure chi possa essere il padre. Gianni cade allora in depressione e trascorre le giornate a letto e….

Esordio schioppettate quello della coppia Genovese- Miniero che trasformano un corto in un lungometraggio ed affrontano, con ironia, la disperazione di una coppia di genitori napoletani che scoprono che la figlia non ha nessun legame con le tradizioni familiari.

La prima parte è travolgente e sono surreali i tentativi del povero Gianni nel cercare di convertire alla cultura napoletana la figlia, soprannominata dai parenti “cotoletta”.

Deliziose, inoltre, le metafore, legate al mare e ai comportamenti dei pesci con i quali Gianni e Tonino cercano (invano) di comprendere le motivazioni che spingono Assuntina a parlare milanese e di trovare una possibile soluzione.

Nella seconda i registi abbandonano i toni della commedia e lasciano, (purtroppo), che la vicenda s’incupisca sempre più, fino a scivolare nel dramma.

Nel corso della narrazione Genovese e Miniero ricorrono a dei simpatici espedienti narrativi. Infatti, alcuni personaggi di contorno della vicenda, siano essi parenti o vicini di casa, si rivolgono in macchina (interpellazione) e regalano agli spettatori i loro salaci commenti su quanto osservano dall’esterno. Infine, i due registi lasciano che Assuntina, ormai anziana, passeggi per la città e commenti i diversi passaggi della storia.

Ferreri, Confalone e Taiuti irresistibili. Magnetici i brani di Enzo Avitabile

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