Shakespeare in love di John Madden- USA – 1998 – Durata 122’

31 Dicembre 2024 | Di Ignazio Senatore

Anno 1593. Londra è in gran fermento. Infatti, Richard Burbage che dirige il Curtain e Philip Henstone, proprietario de Il Rose, si danno battaglia per contendersi autori e spettatori.

A rubare  la scena con le sue opere è Christopher Marlowe (Rupert Everett) ma Will Shakespeare (Joseph Fiennes) è un giovane drammaturgo emergente.

Peccato che la sua vena artistica si sia prosciugata e che non riesca a scrivere più una commedia.

Will, infatti, spirito libero, dissipa il proprio talento tra le braccia di Rosalina (Sandra Reinton), una ragazza che lo tradisce senza scrupoli. Ad una festa Will incontra Viola (Gwyneth Paltrow), promessa sposa al conte di Essex (Colin Firth).

Tra i due é amore a prima vista e lei, appassionata di teatro, pur di star vicino all’amato, si traveste da uomo, pur consapevole che al tempo alle donne era vietato calcare il palcoscenico, e recita nella sua compagnia. Il dramma a cui Will sta lavorando narra la storia di un amore infelice tra due giovani veronesi; Romeo e Giulietta.

Le prove vanno avanti ma Viola è smascherata e il teatro è chiuso.

Viola si dona a Will ma il conte Essex, pur avendo annusato il tradimento, la sposa egualmente. Il teatro riapre ed è il giorno della prima l’attore che veste i panni di Giulietta viene improvvisamente a mancare.

Viola, allora, in barba al divieto, sale sul palcoscenico e interpreta la protagonista. Fortuna che alla rappresentazione c’è la regina Elisabetta (Judi Dench)…

Con questa commedia sfarzosa John Madden (Il mandolino del capitano Corelli, Il debito, Mariglod hotel…) fa incetta di premi Oscar e narra, con molta libertà, mescolando verità e finzione, la genesi del capolavoro del Bardo.

Il ritmo è frizzante, i colpi di scena non mancano, i dialoghi accattivanti ma i continui passaggi tra la finzione cinematografica e la rappresentazione di alcune scene dell’opera teatrale di Shakespeare, finiscono, inevitabilmente, per rallentare il ritmo narrativo.

A penalizzare ulteriormente la pellicola, la lunghezza eccessiva e la scelta poco credibile di travestire in maschio le dolce ed efebica Gwyneth Paltrow.

Nei e imperfezioni a parte, il film è però godibile e ha il pregio di mostrare uno dei momenti più alti del teatro elisabettiano.

Sono inoltre gradevoli le dispute tra gli attori che recitano in diverse compagine teatrali e la descrizione delle difficoltà nell’allestire una rappresentazione teatrale che non offendesse le convenzioni sociali e i divieti in uso a quel tempo.

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