Non ci sono dubbi: Marisa Caciarelli, è stata una delle attrici più brave, complete e inimitabile del panorama cinematografico italiano.
Duttile, versatile, brillante, capace di passare dagli autoriali (L’avventura, La notte, L’eclisse e Il deserto rosso).., alle travolgenti commedie al fianco di Alberto Sordi (Polvere di stelle) e di Tognazzi (La supertestimone).
Nata a Roma, da padre romano, Angelo Ceciarelli, e da madre bolognese, Adele Vittiglia, muove i primi passi in teatro con la compagnia di Sergio Tofano che la spinse a scegliere un nome d’arte.
Fu così che, ispirandosi al cognome della madre, come pseudonimo, scelse Vitti e come nome adottò quello di Monica. Amatissima dal pubblico, anche grazie alla sua voce un po’ rauca, appena ventinovenne divenne una delle attrici di culto per i cinefili di tutto il mondo, grazie alla sua interpretazione ne L’avventura.
Gustoso l’aneddoto da lei raccontato: “Quando siamo andati a Cannes con L’avventura, era il mio primo festival e il mio primo film. La sera della proiezione la scalinata era piena di fotografi, come se ci prendessero a tiro con dei fucili. La proiezione fu drammatica. Dai titoli di testa il pubblico sghignazzava, non si sa bene perché e ridevano alle cose più gravi, a quelle che ci erano costate più fatica. E così per tutto il film. Quando sono uscita, piangevo come una bambina, ero disperata. Avevamo tutti creduto in questo film e la gente rideva. L’indomani accadde una cosa imprevedibile. Scendendo dalla nostra camera, nella hall dell’albergo c’era una lista lunghissima di nomi importanti, di registi italiani e stranieri, giornalisti, critici, scrittori, persone che avevano visto il film e questa lunga lista era preceduta da alcune parole; “Ieri sera abbiamo visto il più bel film mai visto in un festival.”
Tanti i premi, conseguiti nella sua luminosa carriera: cinque David di Donatello, tre Nastri d’argento, dodici Globi d’oro, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale,
Tra le pellicole che l’hanno vista protagonista: La ragazza con la valigia di Monicelli; l’irresistibile Dramma della gelosia. Tutti i particolari in cronaca di Scola, Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa di Fondato, Gli ordini sono ordini di Giraldi, Flirt di Russo e Teresa la ladra di Di Palma.
Non mancano, naturalmente, gli innocenti pettegolezzi. Come mi confermò Barbara Bouchet: “Monica non voleva un’altra bionda sul set e accettai di farmi tagliare e scurire i capelli, pur di lavorare accanto a Ugo Tognazzi.”
Curioso, inoltre, quanto svelato da Neri Parenti.
“Sul set di Amori miei, per la regia di Steno, nel contratto di Monica Vitti, c’era scritto che doveva guardare in macchina da sinistra. Enrico Maria arrivò quasi alla fine del film ma, entrando nella roulotte, inciampò, cadde e si procurò un taglio sulla faccia. Così fu costretto anche lui a guardare solo da sinistra. Il risultato fu che ci sono un sacco di scene di profilo e in altre i due attori non si guardano.”
In chiusura, una velenosa affermazione di Sylva Koscina: “Non sarei tanto sicura della bravura della Vitti. Sa, fare film intelligenti con Antonioni è facile. Basta alzare gli occhi al cielo, camminare in modo assente e preferibilmente far scorrere un dito su un mobile. In sottofondo è necessario naturalmente una musichetta intellettuale.”
Articolo pubblicato sulla Rivista Il Corace – Marzo 2025
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