Gummo di Harmony Korine – USA – 1997 – Durata 95’

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Gummo di Harmony Korine – USA  – 1997 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Per comprare la colla da sniffare, Solomon (Jacob Reynolds) e Tummler (Nick Sutton) uccidono i gatti e li vendono ad un ristorante cinese.

I loro amici Dot (Chloë Sevigny) e Hrln (Carissa Ba) bighellonano, senza meta, per la città in compagnia di Eddye (Charles Mattew Coatney) un ragazzino affetto da una malattia del sistema nervoso che gli riduce, giorno dopo giorno, sempre più l’attenzione.

Il regista, già sceneggiatore di Kids, film scandalo di Larry Clark, ci mostra uno spietato ritratto della provincia americana e lascia che sfilino sullo schermo dei personaggi sgraziati e crudeli che da tempo hanno smesso di sognare un futuro migliore e che tirano a campare alla meno peggio, prostituendosi, sniffando o rubacchiando qualcosa qua e là.

Slegato e sfilacciato, il film non ha una vera e propria trama, e si apre con Salomon, con in testa due gigantesche orecchie da coniglio di color rosa che, da un cavalcavia, sputa e urina sulle auto che sfrecciano nella strada sottostante. 

Korine lascia che i piccoli protagonisti narrano la loro infanzia calpestata e descrivano, con dei piccoli tocchi, le loro vite allo sbando.

Senza un filo d’emozione, una ragazzina cicciona che si prostituisce, rivela di avere un tumore al seno; una bambina racconta che il padre l’aveva violentata quando aveva otto anni; un gay confessa di essere nato da una bambinaia lesbica. Amorali, cinici e perversi, pur di raggiungere il loro scopo, non si fermano di fronte a nessun ostacolo.

C’è chi tira a avanti, a testa alta, con spudorata fermezza e chi, come Tummler, stanco della propria grigia esistenza, medita il suicidio.

Il titolo fa riferimento all’uragano Gummo che si abbatterà su Xenia, la piccola cittadina dell’Ohio, dove è ambientato il film, ma Korine lascia intendere che neanche il cataclisma potrà riportare un pizzico di felicità nella vita di questi ragazzi.

Non a caso la vicenda si chiude con una delle scene più emblematiche del film; mentre la madre (Linda Manz) gli pettina i capelli bagnati, il piccolo Solomon mangia un piatto di spaghetti e beve dell’aranciata, immerso in una vasca con l’acqua putrida, di colore marrone.

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