Allónsanfan di Paolo e Vittorio Taviani – Italia – 1974 – Durata 115’

23 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Fulvio Imbriani (Marcello Mastroianni), dopo essere stato rinchiuso in carcere per le sue attività sovversive, ritorna nella villa patrizia di famiglia, dove vivono la sorella Ester (Laura Betti) e il fratello Costantino (Renato De Carmine).

Abbandonati i sogni rivoluzionari, Fulvio sogna solo di godersi la vita agiata che la sua condizione di nobile gli consente insieme alla compagna Charlotte (Lea Massari) e al figlio Massimiliano.

Tito (Bruno Cirino) Lionello (Claudio Cassinelli) e gli altri rivoluzionari, ignari del suo dietrofront, vanno a trovarlo nella sua villa, ma Ester e Costantino, con la complicità di Fulvio, tendono loro una trappola, lasciando che i gendarmi aprano il fuoco su di loro.

Prima di morire, Charlotte consegna a Fulvio i fondi che i suoi compagni avevano raccolto per comprare le armi e organizzare una spedizione al Sud, allo scopo di spingere la popolazione a sollevarsi contro il governo borbonico.

Dopo averli utilizzati per pagare la retta del figlio in un istituto privato, Fulvio prova a far perdere le proprie tracce, ma Lionello, Tito, Francesca (Mismy Farmer), Vanni la “peste” e gli altri sovversivi, all’oscuro delle sue losche manovre, lo rintracciano e organizzano egualmente la spedizione a bordo di una nave. Fulvio non trova la forza di tirarsi indietro e parte con loro.

Approdati in un piccolo paesino del Sud, Fulvio è mandato in avanscoperta e, mosso dal desiderio di sbarazzarsi per sempre dei suoi compagni di spedizione, li mette in cattiva luce, dipingendoli al parroco del paese come dei pericolosi briganti.

In cambio della soffiata ottiene la sua assicurazione che i soldati lo risparmieranno e, come segno di riconoscimento, concorda che non indosserà, come gli altri rivoltosi, una giubba rossa.

I contadini e l’esercito individuano il gruppo dei rivoluzionari in una radura e li uccidono senza pietà. Fulvio, che fino ad allora si era appartato, dopo aver udito gli spari dei soldati, esce allo scoperto e s’imbatte in Allosanfan (Stanko Molnar), uno dei componenti della spedizione, scampato miracolosamente alla strage, che gli lascia credere che i contadini si sono uniti a loro e hanno abbracciato la loro battaglia rivoluzionaria.  

Fulvio sembra rinato e, per la gioia, indossa la giubba rossa; un attimo dopo è freddato dagli spari dei soldati borbonici.

Film diseguale, che s’infiamma ogni qual volta fa il suo ingresso lo straordinario tema musicale composto da Ennio Morricone.

I Taviani ambientano la vicenda nel 1816, ma in realtà propongono una romantica e idealistica riflessione sugli anni di piombo in Italia. Fulvio è descritto come un nobile vigliacco e meschino, condannato, suo malgrado, a non poter più cambiare, negli anni, la propria scelta ideologica.

Nel corso del film cerca, invano, di mettersi da parte ma, schiavo del proprio eroico passato, è considerato dagli altri sovversivi una guida e un loro insostituibile punto di riferimento.

Privo di carattere e spina dorsale, incapace di affrontarli e confessare loro il proprio cambiamento di rotta, finisce per rimanere vittima della trappola che lui stesso aveva ordito ai danni dei suoi compagni.

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