Il manuale del giovane avvelenatore di Benjamin Ross -Franca , GB – 1995

29 Marzo 2015 | Di Ignazio Senatore
Il manuale del giovane avvelenatore di Benjamin Ross -Franca , GB – 1995
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il quattordicenne Graham (Hugh O’Connor) è un giovane ed allampato adolescente londinese, che trascorre il suo tempo a divorare libri di chimica. Appassionato cultore della materia, Graham si cimenta tra ampolle ed alambicchi, con scarsi risultati. Deciso a rinverdire un esperimento con l’antimonio sulfureo (che a detta di Newton avrebbe dato luogo ad un prezioso diamante) fallisce miseramente. Da quel momento in poi, per vendicarsi delle angherie subite dai suoi genitori, decide di utilizzare tutto il suo sapere in una direzione decisamente criminale. Provetto infermiere somministra loro, quotidianamente, con cura e dedizione, le sue velenose pozioni a base d’antimonio e di tallio (“veleno incolore, insapore, inodore, introvabile”). A farne le spese è dapprima Molly, la sua odiata matrigna (che, dopo aver perso tutti i capelli, morirà lentamente tra atroci dolori e sofferenze) ed infine, suo padre. Scoperto, è internato in un manicomio giudiziario. Grazie alla spiccata intelligenza, Graham é scelto da uno psichiatra (il dottor Zigler) per un progetto terapeutico, orientato al recupero dei giovani internati. Il ragazzo sembra fare passi da giganti, ma ha un piccolo problema: non sogna e non sapendo cosa fare se ne inventa uno. Zigler non ci casca ma quando tutto sembra perduto, Graham trova la scappatoia; porta in seduta i sogni di un suo compagno di cella, devastato dai sensi di colpa per aver ammazzato i propri genitori. E quando il suo compagno di cella s’impicca, Graham si ritrova nuovamente spalle al muro. Il programma di recupero sembra saltare nuovamente, ma una notte Graham sogna il suo “diamante”. Il dottor Zigler, sempre più entusiasta dei progressi del suo diabolico paziente, gli costruisce un piccolo laboratorio per fargli ripetere “catarticamente” l’esperimento caro a Newton. Riottenuta la libertà, dopo otto anni di carcere, Graham s’impiega come magazziniere in una fabbrica di materiale ottico che, per ironia della sorte, utilizza il tallio per la lavorazione delle lenti. Per chi voleva diventare il più grande avvelenatore che il mondo avesse conosciuto, non c’è scampo; Graham, non potendo resistere ai propri impulsi omicidi, stermina i compagni di lavoro che si sono mostrati ostili nei suoi confronti. Scoperto, è rinchiuso nuovamente in carcere e prima di impiccarsi, affida ai posteri il suo diario.

Seppur immerso in un’atmosfera macabra e necrofilica, la pellicola non mostra gli stilemi cari al cinema horror e del terrore ma è confezionata come una commedia grottesca, venata da un‘immancabile black-humour inglese. Basato su una storia vera (l’“avvelenatore di St. Albans” morto in carcere nel 1990 all’età di 43 anni) il film è ambientato negli Anni Sessanta e girato alla periferia di Londra. Seppur autore d’efferati delitti, il regista ci mostra il “giovane avvelenatore” (con i suoi occhioni spiritati e la sua faccia triste ma buona) come l’unica vera vittima di un sistema (familiare e sociale) dove non circolano né affetti, né emozioni. In una scena simbolo Graham é accusato dalla madre di essere il possessore di riviste porno (di proprietà del padre) ed è costretto  ad immergersi in una vasca da bagno per purificarsi dai peccati. E non è forse un caso che l’unico rapporto “umano” che Graham può stabilire è con il povero dottor Zigler ed in un gelido e disumanizzante manicomio criminale. In luogo degli affetti (negati) dei propri cari, saranno le ampolle e gli alambicchi che scalderanno il cuore del giovane protagonista. La stessa figura dello psichiatra, che testardamente si batte per salvare a tutti i costi, l’anima del “giovane avvelenatore”, è nello stesso tempo, tenera e sconsolata. Narrato sotto forma di diario, ed in prima persona, il film si avvale della voce fuori campo del protagonista.

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